La pensione, da conquistare ora con la “quota Cento”, introdotta dal governo Lega cinque stelle, potrebbe da febbraio del prossimo anno scatenare la corsa al pensionamento negli ospedali veneziani. L’allarme lo lanciano su trasmissioni di richiamo nazionale, come “Cartabianca” di Bianca Berlinguer, su Rai Tre, sindacalisti del settore sanitario. Insomma, la finestra della possibile pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi, potrebbe spingere tanti medici ospedalieri, ed infermieri, ad andare in pensione. Una pace dopo una vita in corsia decisamente stressante con turni che cambiano di continuo, straordinari a raffica e carenze d’organico strutturali da sopperire. Andrea Zancanaro, immunoallergologo dell’Angelo, della segreteria del Anaao, sindacato dei camici bianchi, lo ribadisce senza timore. «Con medici che hanno una età media di 54 anni nell’Asl 3 Veneziana e all’ospedale dell’Angelo, abbiamo stimato una possibile uscita dal 20 al 40 per cento di medici ospedalieri. Ovviamente si tratta di mere stime, perché molto dipende dai riscatti e dalle situazioni personali di ciascuno ma l’impatto nel sistema sanitario veneziano e veneto rischia di essere davvero notevole», dice Zancanaro, che non nasconde la preoccupazione. Dario De Rossi della Funzione pubblica Cisl porta invece il caso degli infermieri dell’ospedale dell’Angelo, stimando «almeno 150 persone che potrebbero andarsene in pensione», al microfono della trasmissione televisivo. Un esodo di prossimi pensionandi che potrebbe, fino al 2022-2023, ridurre il numero del personale sanitario di ospedali importanti, dall’hub provinciale di Mestre al Civile di Venezia. Del resto in tutto il Veneto, ricorda il presidente dell’Ordine dei medici, Giovanni Leoni, che in corsia esercita al Civile, mancano 1.300 camici bianchi «e i dati finora non li ha smentiti nessuno». Leoni è meno preoccupato di Zancanaro, però, dell’effetto quota cento. «Molto dipenderà dalla questione del cumulo o meno, che non mi pare sia ancora chiara», dice il presidente dell’Ordine. Zancanaro, invece, si dice pessimista per la tenuta della qualità di cura ospedaliera. «Lo diciamo da così tanto tempo, inascoltati, che serve formare nuovi medici specialistici che siamo pessimisti. Entro il 2022-2023 arriveremo al Nadir, il picco della carenza di medici negli ospedali». Questione, questa, «tutta in mano alle scelte della politica, che deve decidere che tipo di assistenza sanitaria garantire ai cittadini», sottolinea Leoni che ieri ha partecipato al sit-in romano organizzato dai sindacati , per sollecitare misure emergenziali per formare medici specializzati. Misure più utili del togliere il numero chiuso alle facoltà di Medicina, va detto. «Devono passare da 6.500 a diecimila almeno in tempi brevi. E serve subito prevedere che gli specializzandi possano girare nei vari ospedali per accelerare la formazione fin dal terzo o quarto anno di università. Per avere un medico specializzato servono almeno 11 anni di formazione ed oggi abbiamo 15 mila laureati in Medicina che non possono essere assunti negli ospedali perché non hanno una specializzazione», dice Leoni. Zancanaro ricorda che i settori più a rischio in questa situazione sono il pronto soccorso, l’anestesia, le pediatrie e le chirurgie. Settori dove il lavoro è faticoso e che sono decisivi per l’attività di cura e soccorso svolta da un ospedale. (Mitia Chiarin)
LA NUOVA VENEZIA – Giovedì, 18 ottobre 2018