Maurizio Tropeano. È un calo costante e, per la prima volta, l’allarme non è solo legato ai consumi, i più bassi dal 2000, ma anche legato alla salute. Quei cento chili in meno di frutta e verdura che le famiglie italiane non hanno acquistato l’anno scorso, hanno fatto scendere i livelli di consumo al di sotto di quelli consigliati dall’organizzazione mondiale della Sanità.
«L’Oms raccomanda per una dieta sana di consumare più volte al giorno frutta e verdure fresche per un totale a persona di almeno 400 grammi, ma in Italia la quantità consumata e scesa purtroppo al di sotto, con situazioni più preoccupanti per i bambini», denuncia la Coldiretti. Ecco i dati: il numero dei bambini e adolescenti che mangia frutta e verdura a ogni pasto è sceso al 35%, due punti in meno rispetto al 2012, mentre quelli che la mangiano una volta al giorno sono passati al 35%, erano il 39 due anni prima . Aumenta anche la percentuale di chi proprio non mangia frutta o, al massimo la consuma 2 volte a settimana (31 per cento contro il 24 per cento).
Colpa della crisi, probabilmente, come denuncia Coldiretti: «Nel corso del 2013 abbiamo assistito ad un calo del 18 per cento nelle quantità consumate dalle famiglie che hanno portato sulle tavole appena 320 chili di ortofrutta». E il risultato è preoccupante dal punto di vista della salute: in Italia il 22,2 per cento di bambini e in sovrappeso, mentre il 10,6 per cento e obeso.
Nel corso del 2013 sono state acquistate complessivamente dagli italiani 7,8 milioni di tonnellate di ortofrutta con una netta prevalenza della frutta con 4,2 milioni di tonnellate sulla verdura che è scesa a 3,6 milioni di tonnellate. Un frutto su quattro acquistati dagli italiani è – sottolinea la Coldiretti – la mela che si classifica come la preferita ma sul podio salgono anche le arance, che si classificano al secondo posto, e le pere mentre a seguire nella lista della spesa delle famiglie ci sono le pesche, clementine, meloni, uva e kiwi, tra quelli di produzione nazionale. Tra gli ortaggi e le verdure la star assoluta in tavola è la patata seguita dai pomodori, dalle insalate, dalle zucchine e dalle carote.
Il calo degli acquisti ha colpito tutte le principali forme distributive tradizionali, dai grandi supermercati agli ambulanti. L’unica novità positiva degli ultimi anni è rappresentata dalla vendita diretta da parte degli agricoltori.
Il calo dei consumi interni, almeno in parte viene compensato dal punto di vista della produzione agricola dalle esportazioni. Certo la crisi si fa sentire ma non è un caso che in alcune regioni come il Piemonte, l’aumento dell’export di nocciole ed ortofrutta nel terzo trimestre dell’anno scorso (+ 3,8%) abbiamo dato una spinta alla ripresa economica regionale. Resta da risolvere il tema della competitività come ha spiegato Marco Salvi, presidente degli esportatori italiani, durante la cerimonia per la consegna degli Oscar della Frutta che si è svolta ieri a Dozza Bolognese organizzata dal Corriere Ortofrutticolo: «Nel 2012 l’ortofrutta ha esportato 4 miliardi, un dato importante se si pensa che il vino di cui si parla tanto è sui 4 miliardi e mezzo. E anche per il 2013 ci aspettiamo un bel positivo». Una risposta potrebbe arrivare dalla riforma della Pac, almeno secondo Paolo De Castro. Per il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo «la riforma assicura risorse importanti, dà ai nostri agricoltori la possibilità di accedere agli aiuti, è più equa e verde, e anche più giovane perché daremo risorse agli agricoltori sotto i 40 anni in misura maggiore».
La Stampa – 26 gennaio 2014