Nel testo attuale si ritiene che l’origine degli alimenti non possa essere utile a prevenire le frodi. Ma alcuni membri del Parlamento Europeo chiedono di cambiare i toni.
Origine, un Rapporto contestato
In base ad un rapporto filtrato dalla Commissione, e ancora “secretato”, i costi dell’imposizione dell’etichettatura di origine potrebbero far lievitare i costi produttivi fino al 20%, con aumenti sia dal lato della tracciabilità (costi in aumento dal 3% al 10%) e dal lato amministrativo (8%-12%). E iconsumatori, sebbene in linea di massima disponibili in Europa (90%) a richiedere l’origine, dovranno sostenere verosimilmente i costi maggiori (l’industria dovrebbe assorbirne solo un 10%, in base alle stesse stime della Commissione). Ma pronta è stata la risposta dei parlamentari europei di fronte a quello che sembra un vero e proprio attacco all’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta: alcuni di essi, riuniti in un gruppo trasversale, si sono lamentati di fronte al Commissario per la Salute Tonio Borg, come abbiamo scritto i giorni scorsi, chiedendo di fornire l’origine, sempre. I consumatori della BEUC (europei) poi sono stati molto critici: il piano di abbandono di Borg- lamenta il Direttore Generale, Monique Goyens, è inatteso, dopo lo scandalo dell’Horsegate e la preoccupazione diffusa dei consumatori sul tema.
“E’ inaccettabile -continua Goyens- quindi una resa della Commissione sull’indicazione dell’origine di alimenti trasformati a base di carne come salsicce, lasagne e simili, che sono proprio stati al centro dell’Horsegate. Proprio BEUC aveva pubblicato un Report in cui veniva dimostrato come i consumatori UE volessero sapere di più sull’origine del cibo. La Commissione ora introduce il tema dei costi, come se i consumatori non fossero disposti a pagare per sapere. Ma le stime avanzate sono opinabili”. Dal report della Commissione si legge inoltre che l’industria sarebbe in buona parte ignara circa la provenienza della carne.
Rapporto “frodi”
Il tema dell’origine intercetta un’altra azione del Parlamento Europeo attualmente in fase di sviluppo.
Non è un testo di legge, ma una proposta che si focalizza su alcuni aspetti centrali delle frodi alimentari. Certo in futuro potrà dare origine a una normativa ad hoc. Non a caso, il Rapporto della relatrice Esther de Lange, del Partito Popolare Europeo –Olanda-, chiede una definizione armonizzata in Europa delle frodi, e tenendo conto dell’inganno ai consumatori in presenza di un ricavo economico.
In ogni caso, tale rapporto sta diventando importante al confronto con un altro pezzo di normativa UE, quella sui Controlli Ufficiali. E i deputati del Parlamento Europeo potrebbero utilizzare i loro poteri di co-decisione per introdurre il paese di origine in questa norma sui Controlli.
La relatrice De Lange tuttavia si sarebbe opposta ad un maggiore livello di dettaglio per la carne trasformata. Il motivo? Proprio i costi come proposti dalle stime preliminari della Commissione (Studio di Impatto). Ma un compromesso (come suggerito da Anna Maria Corazza Bildt, deputato svedese) potrebbe essere quello di etichettare l’origine di carne trasformata qualora presente in almeno il 51% del prodotto finale.
Sicurezza alimentare Coldiretti – 29 ottobre 2013