Riforma del lavoro entro fine mese e fatta con chi ci sta. «Vogliamo prendere il treno della riforma. Se lo facciamo insieme siamo contenti, altrimenti il governo cercherà comunque di farlo».
Non era apertamente un aut aut, ma quasi, quello che ha dati ieri il ministro del lavoro Elsa Fornero alle parti sociali convocate a palazzo Chigi.
«Abbiamo il vincolo del tempo: ci sono 2-3 settimane per chiudere. E abbiamo il vincolo delle risorse», ha detto chiaro e tondo Fornero. Quindi l’idea è di parlare di strumenti, anche contrattuali, che non dovranno «costare di più alle imprese» ma che dovranno «rafforzare la posizione dei lavoratori, sia di quelli che già lavorano che di quelli che lo cercano».
In una nota, il ministro del lavoro ha sintetizzato quali saranno i 4 obiettivi intermedi da raggiungere. Innanzitutto, «contrasto alla precarietà, risultato di una flessibilità “cattiva” (partite Iva, ndr), e valorizzazione della flessibilità “buona” atta a incoraggiare gli investimenti e la crescita delle imprese»; poi «riordino degli ammortizzatori sociali attraverso una più uniforme distribuzione delle tutele sia fra segmenti del mercato sia durante il ciclo di vita delle persone»; quindi, «valorizzazione del capitale umano attraverso l’apprendistato, che dovrà diventare forma tipica di ingresso dei giovani; formazione sul posto di lavoro; riqualificazione professionale di chi ha perso l’occupazione»; infine, «potenziamento delle politiche attive dei servizi per il lavoro che dovranno funzionare più efficacemente nel determinare l’incontro fra domanda e offerta».
La nota lascerebbe intendere che sul capitolo contratto unico, l’ipotesi sia di fatto accantonata, privilegiando il canale apprendistato come prioritario nell’accesso al mondo del lavoro. Sull’articolo 18, poi, Fornero ha sostenuto la necessità di abolire la norma sul reintregro dei lavoratori nei casi di crisi aziendale, sostituendola con un’indennità. «Non abbiamo nè chiesto l’eliminazione, nè l’abbiamo difeso così com’è. Valuteremo quali sono gli strumenti più appropriati per garantire l’aumento dell’occupazione e della crescita. Sotto questo profilo l’arbitrato è uno strumento buono». I sindacati hanno fatto capire che loro sono disponibili all’accelerazione del processo di riforme, ma che questo non vuol dire accettare tutto. L’ha fatto capire Luigi Angeletti, segretario della Uil: «oggi abbiamo l’emergenza occupazione. Nel 2012 avremo 250 mila posti di lavoro in pericolo. Questa emergenza va affrontata con razionalità e urgenza». E il sistema degli ammortizzatori sociali «fino a ora ha funzionato e perciò andrebbe preservato». Per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il tema dell’art. 18 c’è e va toccato. «Il tema del reintegro deve valere per tutti i casi di licenziamenti discriminatori o casi per cui la legge dice che il licenziamento è nullo. Ci sono casistiche molto chiare per cui la reintegra deve valere».
TaliaOggi – 3 febbraio 2012