Si chiama FoodRisC (Food Risk Communication – perception and communication of food risk/benefits across Europe), e nasce con l’obiettivo di migliorare la comunicazione sul rischio inerente la sicurezza alimentare, esplorando le potenzialità di social network come Facebok e Twitter.
L’iniziativa, patrocinata da otto tra le principali autorità sanitarie mondiali quali Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), European Food Information Council (EUFIC, www.eufic.org/), European Food Safety Agency (EFSA)…., e resa possibile da Google, è coordinata da Patrick Wall, della School of Public Healt and Population Science dell’Università di Dublino, e inserita nell’ambito del settimo programma quadro della Commissione Europea.
Quattro gli obiettivi:
– illustrare gli elementi fondamentali dei rischi e dei benefici associati agli alimenti, e le implicazioni per chi deve comunicarli;
– esplorare le potenzialità dei social network e dei blog e delineare una guida per aiutare chi deve comunicare rischi e benefici alimentari utilizzando i nuovi media;
– analizzare come i consumatori percepiscono, interpretano e utilizzano le informazioni ricevute attraverso questi canali, per confezionare messaggi specifici in maniera ottimale;
– proporre una strategia e un insieme di strumenti comunicativi in modo da rendere questo tipo di comunicazione efficace e coerente in tutti gli stati europei.
Lo scopo di FoodRisC è di riequilibrare la comunicazione del rischio alimentare, spesso preda di allarmismi e sensazionalismi, che confondono i consumatori e diffondono notizie errate o distorte. Si tratta di un’esigenza molto sentita, perché negli ultimi anni notizie e allarmi infondati hanno provocato effetti imprevedibili e paradossali (basta citare le ultime epidemie influenzali, la contaminazione provocata dalla diossina in Germania o la vicenda degli isotopi radioattivi in seguito al disastro di Fukushima in Giappone).
Per raggiungere il grande pubblico e coinvolgerlo occorrono però strumenti adeguati, come i social network. “Attraverso i 140 caratteri di twitter” ha spiegato a FoodNavigator Robert Fitzhenry, capo della comunicazione sul rischio alimentare di EUFIC “i consumatori ricevono, in un linguaggio essenziale e comprensibile, i dati fondamentali, che possono commentare, condividere e approfondire, tramite i link, contribuendo a diffondere informazioni corrette e a creare una comunità”.
Naturalmente, ha spiegato sempre Fitzhenry, ciò implica una grande responsabilità da parte di chi comunica e cioè, in primis, delle autorità sanitarie. Tuttavia i social network, pur avendo grandi potenzialità, non vanno sopravvalutati perché, ha spiegato Fitzhenry “chi vi aderisce fa parte comunque di una comunità a suo modo chiusa, e ci sono situazioni in cui è opportuno ampliare l’orizzonte utilizzando i media tradizionali come i siti o i giornali cartacei”.
La comunicazione del rischio riguarda molteplici aspetti: dalle contaminazioni (batteriche, ambientali…) all’uso delle tecnologie (OGM, nanoderivati…), dalle zoonosi alle scoperte scientifiche sugli effetti dei singoli alimenti, dalle frodi alle adulterazioni e a molto altro. Di fronte a questo ampio panorama di ipotesi non può esistere una soluzione ideale per tutte le occasioni.
ilfattoalimentare.it – 7 maggio 2011