Più soldi per tutti, ad eccezione di Belluno, Adria, Chioggia e della vituperata Venezia, additata nelle ultime settimane come il sommo esempio degli sprechi nella sanità veneta, in un crescendo di critiche che ha finito per scatenare l’orgogliosa reazione del direttore generale di stanza in laguna, Antonio Padoan. Che potrà però consolarsi con un sostanzioso extra di 18 milioni di euro per fronteggiare il debito generato dal project financing dell’ospedale dell’Angelo. Dopo lunga gestazione, dunque, è finalmente avvenuto il (ri)parto tra le Usl del Veneto. «Purtroppo l’insediamento della nuova giunta ha allungato i tempi – allarga le braccia l’assessore alla Sanità Luca Coletto – poi ci si è messo pure l’alluvione…». Ad ogni modo, i criteri su cui a lungo si sono scervellati gli uffici alla fine sono stati individuati e saranno validi pure per il prossimo anno, il ché dovrebbe accorciare un po’ i tempi quando si tratterà di stilare il riparto 2011.
L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre progressivamente la forbice tra le Usl virtuose (come Thiene, che sta sul gradino più alto del podio) e quelle colabrodo, passando dal criterio della spesa storica, che prevede ritocchi all’insù di anno in anno sulla base di quanto si è speso nell’esercizio precedente, a quello dei costi standard, che individua invece una spesa media a cui devono attenersi tutte le aziende sanitarie, con gli opportuni correttivi per popolazione, densità abitativa e morfologia del territorio (leggasi montagna, Delta del Po e isole in laguna). La priorità, visti i chiari di luna, è quella di ridurre la spesa sanitaria che soffoca le casse della Regione (intanto il ritorno dell’addizionale Irpef si avvicina sempre più «ora che c’è stato anche l’alluvione…» dicono a palazzo Balbi) ma la speranza della giunta Zaia è quella di appuntarsi al petto la medaglia di «Regione virtuosa» ed essere così presa ad esempio da Roma quando si tratterà di tarare i costi standard da applicare al resto d’Italia. E certo qualche risultato già si vede, visto che il differenziale tra le Usl passa quest’anno da 423 a 363 euro.
Il finanziamento complessivo per il 2010 ammonta a 8 miliardi 137 milioni di euro, da cui vanno però detratti 167 milioni per le attività svolte a livello accentrato regionale, 5 milioni per il «piano diabete», 43 milioni per l’acquisto dei farmaci oncologici ad alto costo e 21 milioni che saranno accantonati in vista di provvedimenti futuri, non meglio precisati, in favore delle Usl virtuose. I soldi da spartire, dunque, sono poco meno di 7 miliardi e 895 milioni di euro. S’è detto di Venezia (-21 milioni), Adria (-2 milioni), Chioggia (-94 milioni, andati a Padova che d’ora in poi dovrà occuparsi del Piovese) e Belluno (-6 milioni) mentre colpiscono i 25 milioni in più di Treviso, che per inciso è l’Usl del governatore Zaia, e i 28 milioni in più di Verona, che non è solo l’Usl dell’ex assessore alla Sanità Flavio Tosi e del suo successore Coletto ma pure la più indebitata del Veneto. Perde 300 mila euro l’Istituto Oncologico mentre guadagna 11 milioni l’Usl di Mirano del direttore generale Arturo Orsini, l’unico rimasto in quota centrosinistra.
Ad Asolo, come già a Venezia, andranno 12 milioni di euro extra per far fronte al project financing, ma nella delibera si avverte che d’ora in avanti questo tipo di progetti saranno oggetto di «una nuova e più approfondita valutazione» così come si procederà ad un’attenta verifica delle prescrizioni mediche per tentare di contenere la galoppante spesa farmaceutica. L’assessore Coletto annuncia poi lo stop a nuovi investimenti, ossia all’acquisto di macchinari (anche se già autorizzati, purché non ancora acquistati), in attesa che il consiglio regionale approvi il nuovo piano socio sanitario: «Nessun taglio – precisa Coletto – vogliamo solo migliorare la distribuzione delle apparecchiature, anche in considerazione del fatto che gli ospedali dei capoluoghi diventeranno i punti di riferimento per le cure agli acuti e per l’alta specialità».
corriereveneto.it
17 novembre 2010