Roberto Turno. Come nel gioco dell’oca, il Fondo 2015 per la salute aumenta di 2 miliardi, ma la dote vera per la sanità si ridurrà per gli italiani di una cifra anche superiore. Un passo avanti, più di uno indietro. Effetto dei tagli alle regioni da 4 miliardi, che in un modo o nell’altro i governatori riverseranno proprio sulle cure: chi dice per 2 miliardi, chi ritiene ben di più. È a partire dalla sforbiciata alle risorse regionali (cui si aggiungono però altri 2,3 miliardi ereditati dal passato) che va letta la manovra 2015 che tocca l’assistenza sanitaria pubblica il prossimo anno. Un anno che si annuncia in salita per la sanità, a cominciare dalla ritardata partenza del “Patto per la salute 2014-16” che però nella legge di stabilità ha trovato una prima conferma con l’applicazione di un primo pacchetto di norme di rilievo, anche se di sicuro non risolutive sul piano generale. E tuttavia in rampa di lancio con la manovra ci sono, tra le tante, le nuove regole sui collegi sindacali, il riordino degli Izs, i dipartimenti di prevenzione.
Poi la stretta per i dispositivi medici e il ricorso massiccio all’Hta. Ma anche la decadenza dei manager delle aziende sanitarie per il mancato rispetto degli obiettivi di salute e assistenziali loro assegnati. E l’addio dei governatori commissari alla salute nelle regioni sotto tutela da parte del Governo.
Non manca anche con la manovra 2015 un importante capitolo sui farmaci. A partire dalla proroga di un anno della revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico in base al criterio costo-beneficio ed efficacia terapeutica dei medicinali, che dovrà prevedere anche i prezzi di riferimento per categorie terapeutiche omogenee. E ancora sui farmaci, ecco l’emendamento presentato dalla ministra Lorenzin al Senato, che ha stanziato 1 miliardo in due anni per i prodotti innovativi, a partire da quelli per il superfarmaco destinato a sradicare (e non semplicemente a curare) l’epatite C.
Altra voce importante è quella che riguarda il personale del Ssn. Con un tasto delicato che anche per il 2015 viene schiacciato dal Governo: il blocco della contrattazione e degli incrementi di stipendio. Ma nel testo ci sono anche disposizioni per la definizione di ruoli, competenze, relazioni professionali e responsabilità individuali e d’equipe riguardanti compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie (infermieri, ostetrici, tecnici della riabilitazione e della prevenzione), attraverso specifici percorsi formativi. Materia scottante, nel settore, anche se si afferma che non saranno assolutamente toccate le competenze dei medici su prevenzione, diagnosi e terapia. Un aspetto che potrà avere importanti effetti finanziari per le regioni, è invece la ridefinizione dei «pesi » per il riparto del Fondo sanitario nel segno dei costi e fabbisogni standard: senza intesa Stato e regioni entro fine aprile 2015, si applicheranno gli attuali criteri.
Se alle regioni arrivano i tagli, compensati in parte dalla proroga del patto verticale incentivato con i comuni (1 miliardo) e dalla rinegoziazione dei mutui (100 milioni) , non mancano però aperture di credito su altri versanti per la sanità. È un elenco che va dall’incremento dei fondi per la non autosufficienza (400 milioni nel 2015 e 250 dal 2016), le politiche sociali (250 milioni dal 2015), il lavoro per i disabili ( 20 milioni l’anno), gli screening neaonatali (5 milioni in più), gli indennizzi ai danneggiato da emotrasfusioni (535 milioni fino al 2018), la lotta alle ludopatie (509 milioni l’anno), il centro di adrodeterapia di Pavia (30 milioni in tre anni), la maggiorazione dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto per 10 anni. Infine l’asso nella manica calato sul tappeto nella fase finale della manovra al Senato: la nascita del registro dei donatori per la fecondazione eterologa: avrà una piccola dote (700mila euro nel 2015, poi 150mila l’anno), ma un sicuro effetto di sicurezza.
Interventi in ritardo. Nuovi Lea a gennaio ma il Patto è al palo
Barbara Gobbi. I nuovi Lea, ha annunciato ieri Beatrice Lorenzin, con i trattamenti per l’eterologa, le indagini per la celiachia e le cure per l’endometriosi, arriveranno per metà gennaio. E anche il regolamento sugli standard ospedalieri, dopo la prima bocciatura, dovrebbe essere licenziato tra un mese dal Consiglio di Stato. Ma arriveranno in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Ma è l’intero Patto per la salute 2014-2016 in grave ritardo., a parte le misure inserite nella manovra. Perché tutte le scadenze da attuare, finora, non sono state rispettate. E il rischio è che andando verso le elezioni di maggio, le regioni saranno in altre faccende affaccendate. E il «Patto» rischia di restare ancora in stand by, dalla firma solenne del 10 luglio scorso. Dai ticket al piano cronicità al «Patto digitale».
Lea e ospedali a parte, il resto è al palo. Al pettine del 31 dicembre manca all’appello un sostanzioso gruzzolo di provvedimenti che avrebbero dovuto fortificare la spina dorsale del Ssn e produrre quei risparmi virtuosi che in teoria erano da reinvestire in efficacia e appropriatezza dei servizi e delle cure. Per il momento, nulla di fatto. L’ultimo dell’anno presenta un saldo assai magro, quanto a Intese sui temi “clou”. Che fine ha fatto, a esempio, il Piano nazionale della cronicità per cui si prevede un accordo Stato-Regioni su proposta del ministero della Salute? Le ultime voci lo danno in stato avanzato di lavorazione, ma sui contenuti e soprattutto su un possibile traguardo, è nebbia fitta.
Buio pesto anche sul «Patto» per la sanità digitale, rimasto inattuato (atteso dal 10 agosto ormai) malgrado l’annuncio affidato a un documento programmatico. Ferma anche la programmazione di una maggiore continuità tra ospedale e territorio. L’Intesa andava approvata entro il 31 ottobre, con l’istituzione dell’Osservatorio sull’assistenza sanitaria nelle isole minori e con l’approvazione di un documento sul sistema di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità dell’assistenza (scadenze al 31 dicembre). E che dire delle cure transfrontaliere? I provvedimenti per dare attuazione alla direttiva Ue (scadenza fine ottobre scorso) sono fermi, come le linee guida per l’assistenza sanitaria ai detenuti negli istituti penitenziari. E poi la proposta di riordino dei ticket (fine novembre), materia da maneggiare con cura. Chissà se, e quando, arriverà in porto.
Il Sole 24 Ore – 24 dicembre 2014