Ancora tagli all’orizzonte della sanità veneta. Impantanato nella spending review e nei dissidi all’interno della maggioranza, il riparto del fondo sociosanitario veneto 2012 ha subito una sonora battuta d’arresto. Ed ecco che i direttori generali, all’alba del mese di settembre, non sanno ancora quanti soldi potranno spendere per l’anno che ormai si avvia alla conclusione per gestire la propria Usl. Tremano le vene dei polsi perché, in attesa di sapere a quanto ammontano i tagli da Roma (900 milioni sugli 8 miliardi stanziati, quindi 70/80 per il Veneto?), i manager sono alle prese con una sforbiciata lineare del 5 per cento alle spese correnti. È partita la rinegoziazione di tutti i contratti con i fornitori. L’imperativo è “tagliare, tagliare, tagliare”. Dove? Poco importa, basta non creare disservizi tra gli utenti.
Le Usl sono costrette a navigare a vista perché nessuno ha comunicato a quanto ammonta la cifra destinata alla salute di ogni utente che, moltiplicata per tutta la popolazione del proprio bacino territoriale, dà come risultato il tesoretto con cui mandare avanti la sanità pubblica. L’incertezza domina sul riparto: per questo la V Commissione Sanità ieri pomeriggio ne ha rinviato la discussione di sette giorni. Di fronte alle incognite il presidente della Commissione Leonardo Padrin ha tirato il freno a mano: «Meglio evitare di prendere un provvedimento che rischia di essere intempestivo visto che a settembre, cioè a tre quarti dell’esercizio finanziario, ben poco si potrà incidere nella spesa corrente delle Usl. Meglio considerare, invece, il riparto alla luce del ripiano che puntualmente ogni anno la Regione si ritrova a fare per coprire le maggiori spese che le Usl hanno maturato rispetto alle previsioni. Potremmo così ragionare in termini realistici sulla spesa effettiva». Padrin afferma che, vista la situazione, sia meglio rifare i conti inserendo già gli sforamenti che ogni anno producono le aziende sanitarie. Un’affermazione letta da molti come uno sgambetto all’assessore alla Sanità Luca Coletto che, invece, preme l’acceleratore per consegnare al più presto nelle mani dei manager i soldi portati a casa da Roma.
La proposta di Padrin ha incontrato le riserve del consigliere Raffaele Grazia (Udc), che l’ha giudicata «un passo indietro», perché riporterebbe in auge le sperequazioni della cosiddetta “spesa storica” delle Usl. Coletto ha aggiunto. «La proposta di ripiano in discussione è in realtà una proposta virtuale, perché non conosciamo ancora i tagli della spending review, né a quanto ammonteranno i fondi per l’edilizia sanitaria e gli investimenti strutturali. L’unica cosa possibile da farsi è valutare i costi effettivi della futura programmazione sanitaria e territoriale, partendo dalle schede di attuazione del nuovo piano sociosanitario». Più critico Claudio Sinigaglia, vicepresidente della commissione Sanità: «Rivedere i conti della sanità veneta alla luce della spesa effettiva e, quindi, delle delibere di ripiano 2011 e 2012, rischia di premiare chi ha prodotto disavanzo. Il nostro obiettivo dev’essere quello di capire le ragioni che hanno generato tali disavanzi». La discussione del riparto 2012, che proseguirà il 6 settembre e impegnerà la commissione nelle successive settimane, si trasforma quindi nel disegno del piano 2013 di finanziamento alle 24 aziende sanitarie, destinata a intrecciarsi con la discussione delle nuove schede ospedaliere e territoriali che la Giunta regionale si è impegnata a presentare entro fine settembre. (Il Mattino di Padova)
Usl costrette a nuovi tagli. Padrin: il riparto va rivisto
Il Pd: «Non si torni alla spesa storica, premiava le aziende spendaccione». Il presidente della quinta commissione: «Va calcolato anche in base ai disavanzi»
VENEZIA — Ancora niente soldi per le Usl del Veneto, che a dire il vero le risorse 2012 le hanno già spese. E’ l’anomalia romana di corrispondere alle Regioni il fondo sanitario nazionale a tre mesi dalla fine dell’anno, follia ora aggravata dalla spending review, che rischia di rimettere in discussione anche la spartizione «virtuale» già predisposta dalla giunta Zaia e ieri approdata in V commissione. Il governo Monti ha infatti rinviato al 30 settembre la ridistribuzione degli stanziamenti, che per di più sono stati decurtati di 900 milioni totali. Per il Veneto significa veder mettere in discussione il finanziamento originario di 8,4 miliardi di euro, che dovrebbe scendere di 70/80 milioni. «L’esecutivo centrale ci ha dato gli strumenti per pareggiare la perdita con il taglio delle spese — spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — l’indicazione è di ridurre del 5% i costi sull’acquisto di beni e servizi, senza pregiudicare le prestazioni sanitarie». E infatti la scorsa settimana il segretario Domenico Mantoan ha inviato alle 24 aziende una circolare e rispettiva delibera di giunta che sanciscono tale risparmio, sul quale poi verrà effettuato un monitoraggio.
In questi giorni le Usl stanno dunque ricontrattando con i fornitori le prestazioni concordate. Un ostacolo all’approvazione del riparto — obbligatoria ma non vincolante — da parte della V commissione, il cui presidente Leonardo Padrin (Pdl) ha pure estratto dal cilindro una proposta che sa un po’ di ulteriore trappolone per Coletto (Lega). «Quando approviamo il riparto sappiamo di adottare un provvedimento anacronistico, se non addirittura ipocrita — ragiona Padrin — perchè ormai a tre mesi dalla fine dell’anno non possiamo più incidere sulla spesa delle Usl. Ci sono direttori generali che prendono 100 pur sapendo di avere già speso 120, quindi hanno l’alibi per sforare. Ecco, per il 2013 noi vogliamo partire dalla spesa reale di ogni azienda, ricalibrando il riparto in base anche ai ripiani 2011 e 2012 che la Regione è stata costretta a predisporre per ottenere un bilancio complessivo della sanità in ordine. Nella seduta del 6 settembre noi chiederemo alla giunta di predisporre già per il primo gennaio il riparto 2013 con questi criteri, in modo da dare ai manager cifre vere sulle quali costruire i bilanci. Poi, a giugno, in base ai fondi stabiliti dal governo per il Veneto, potremo operare un aggiustamento di bilancio. Così — conclude Padrin — si responsabilizzeranno i dg. Anzi, si potrebbe anche approvare una legge che ne preveda l’immediata decadenza in caso di mancato rispetto del budget assegnato».
In realtà questa «sanzione» è già prevista, anche dal contratto dei direttori generali, ma mai nessuno l’ha applicata. La proposta del presidente della commissione Sanità preoccupa però il Pd, che teme un ritorno alla spesa storica, criterio superato perchè colpevole di aver premiato per anni le Usl più spendaccione e di aver allargato la forbice tra i finanziamenti loro assegnati e quelli destinati alle più virtuose. «Rivedere i conti della sanità veneta alla luce della spesa effettiva e quindi delle delibere di ripiano 2011 e 2012—avverte Claudio Sinigaglia, vicepresidente della commissione — rischia di premiare chi ha prodotto disavanzo. Il nostro obiettivo dev’essere di capire le ragioni che hanno generato tali sforamenti». Perplesso anche Coletto, che ha invece accolto l’idea di Federico Caner, capogruppo leghista, di riconoscere la specificità di mare, montagna e Polesine non più con un generico +25% di fondi, «che non si sanno poi dove vanno a finire», ma con finanziamenti a progetto. (Il Corriere del Veneto)
31 agosto 2012