Di fatto chiuso l’accordo Pdl-Pd-Udc-Fli sui bilanci doc, prima certificati e poi vistati dalla Corte dei conti. Ma slitta a un”dopo” la parte più difficile e su cui mancano sia l’intesa che la volontà comune, cambiare o eliminare in tutto o in parte le regole e le somme del finanziamento pubblico dei partiti.
Tutti d’accordo sul “niet” all’ipotesi di bloccare l’ulteriore tranche del rimborso elettorale. Su cui tra tutti si coglie contrarietà e malumore perché «quei fondi sono già stati impegnati. Pure con sorprese trasversali visto che il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, Pdl e Pd, esplodono con «eliminiamo pure i fondi per l’editoria. Ma è su questi punti — soldi pubblici passati e futuri — che rischia di saltare la formula del voto rapido in sede legislativa. Si mette di traverso l’ex pm e leader dell’Idv Antonio Di Pietro. Che a Repubblica anticipa quanto si discuterà oggi nell’ufficio di presidenza: «La via legislativa se la possono scordare se le misure si limitano alle sole norme sulla trasparenza, perché solo quelle ora non bastano più. Il nostro via libera è legato a due punti: non solo ridurre drasticamente, per poi eliminarlo, il finanziamento pubblico dei partiti, ma tagliare anche in modo cospicuo le rate di quello in atto. Oggi l’Idv deciderà, come il Pd, di affidare il suo bilancio a una società di certificazione. Per ottenere la legislativa — recita il Regolamento della Camera — serve l’unanimità dei capigruppo o l’accordo di oltre i quattro quinti dei deputati. Un quinto in commissione e un decimo dei deputati in aula possono stopparla. Via che il leader dei Radicali Marco Pannella definisce anticostituzionale e frutto «dell’agonia partitocratica». La partita si complica, o si torna al decreto (ma il Pdl è contrario) osi a : anciano le norme per i bilanci doc a un altro prowedimento, come le semplificazione (ma si rischia l’estraneità per materia) o il ddl and-corruzione (ma il Pdl non vuole perché criminalizza l’immagine dei partiti). La scelta va fatta subito perché oggi anche la macchina dell’anti-corruzione fa un decisivo passo avanti. Il Guardasigilli Paola Severino vedrà Pdl e fors’anche il Pd per presentare le norme penali contro i corrotti. Dai nuovi reati (corruzione privata e traffico di influenze), alla riscritturadeivecchi (concussionedivisa tra “costrizione” e “induzione”), all’aumento delle pene per allungare la prescrizione. EMontiai suoi ha spiegato che la rifo nn a della legge su i finanziamenti in questo momento di sacrifici per il governo è rilevante, ma non è da considerare una priorità assoluta. Prima di tutto viene il lavoro ma se i partiti glielo dovessero chiedere l’esecutivo sarebbe pronto a occuparsene anche con decreto. Di tutto ciò, tra oggi e domani, discuteranno i partiti. Ieri hanno continuato a telefonarsi i delegati tecnici, che oggi i giorni trascorsi dal richiamo del Presidente della Repubblica senza nessuna decisione chiudono iltestoper sottoporlo ai leader. Tavolo a sei, Antonio Misiani (tesoriere) e Gianclaudio Bressa per il Pd, Rocco Crimi (tesoriere) e Massimo Corsaro per il Pdl, Gianpiero D’Alia e Benedetto Della Vedova per Udc e Pli. Il Pdl si riserva un suo esame, già ieri sera tra il capogruppo Fabrizio Cicchitto e il vice Corsaro. Sta-mane ancora insieme il coordinatore Verdini, i capi del Senato Gasparri e Quagliariello e quelli della Camera. Domani, con la bozza in mano, Abc cercheranno il si di Lega e Idv. Gasparri anticipa il no a bloccare i rimborsi perché «sono già anticipati e cartolarizzati», dice no a tagliare i fondi a vantaggio di una formula bilanciata con «raccolte tra i sostenitori, 5 per mille, rimborsi ricalcolati».
11 aprile 2012