Un focolaio di influenza aviaria ha messo in allarme la bergamasca. Dopo un primo focolaio a novembre l’attenzione dell’Ats Bergamo è tornata sull’allevamento di Martinengo.
Ats a Martinengo
I tecnici del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Ats Bergamo hanno confermato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità da virus H5N8 in un allevamento di galline ovaiole da consumo a Martinengo, ma l’allarme coinvolge tutta la Bassa Bergamasca.
Abbattuti 135mila capi
Immediate sono scattate le operazioni di abbattimento eutanasico delle circa 95mila galline ovaiole coinvolte e di distruzione delle carcasse in una ditta specializzata della provincia di Bergamo e di pulizia e disinfezione dell’allevamento sede di focolaio. Contemporaneamente, su richiesta dai competenti Uffici della Regione Lombardia ed autorizzazione dal Ministero della Salute, sono stati abbattuti circa 40mila pulcini di tacchino in due allevamenti nelle immediate vicinanze del focolaio.
Due zone di restrizione
Intorno al focolaio sono state delimitate due zone di restrizione: la zona di protezione, del raggio minimo di 3 chilometri dalla sede del focolaio, con limitazione assoluta della movimentazione di ogni specie di volatile e prodotto avicolo, comprendente il territorio di Martinengo, Romano di Lombardia a nord della ferrovia, Morengo a est della SS591, Cologno al Serio a est della SS591, Ghisalba a sud di via Mornico, e una zona di sorveglianza, del raggio minimo di 10 chilometri dalla sede del focolaio, che prevede vincoli e limitazioni alla movimentazione di volatili e loro prodotti, comprendente il territorio dei Comuni di Urgnano, Ghisalba a nord di via Mornico , Mornico al Serio, Palosco, Cividate al Piano, Cortenuova, Covo, Calcio, Fara Olivana con Sola, Isso, Barbata, Antegnate, Bariano, Fornovo San Giovanni, Mozzanica, Caravaggio a nord della SP185 (strada Rivoltana), Brignano Gera d’Adda, Castel Rozzone, Pagazzano, Lurano, Arcene a est della SS42, Pognano, Spirano, Verdello a est della SS42, Comun Nuovo, Zanica, Grassobbio a sud della tangenziale sud, Seriate a sud dell’autoutostrada A4, Bolgare a sud dell’autostrada A4, Bagnatica a sud dell’autostrada A4, Telgate, Costa di Mezzate a sud dell’autostrada A4, Calcinate, Cavernago, Romano di Lombardia a sud della ferrovia, Morengo a ovest della SS591, Cologno al Serio a ovest della SS591.
Indagini in corso
Sono in corso le indagini epidemiologiche finalizzate a comprendere l’origine dell’infezione che, ai primi accertamenti, sembrerebbe ancora una volta correlata all’avifauna selvatica (anatidi selvatici), presenti in zona.
“Il sequenziamento completo del genoma dei virus A(H5N8) – ha spiegato Eugenio Testa Direttore Servizio Sanità Animale Dipartimento Veterinario ATS di Bergamo – suggerisce che questi virus circolano essenzialmente nella popolazione di uccelli selvatici e volatili stanziali senza rischi specifici per l’uomo. Infatti, ad oggi nel mondo, non sono mai stati riportati casi di infezione nell’uomo. Il rapid risk assessment dell’Ecdc conclude che il rischio di trasmissione alla popolazione generale europea è molto basso. Stiamo in ogni caso rispettando con rigore e in tempi stretti tutte le procedure previste in caso di rilevamento di focolaio”.
Cos’è l’aviaria?
Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, l’influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell’influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Diffusa in tutto il mondo, l’influenza aviaria è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse, da quelle più leggere fino alle forme altamente patogeniche e contagiose che generano epidemie acute. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi. La paura di una nuova pandemia, originata da un passaggio del virus aviario all’uomo, ha messo in moto una serie di misure straordinarie di prevenzione in tutto il mondo.
Un virus instabile
Riserve naturali dei diversi sottotipi di virus dell’influenza aviaria sono le anatre selvatiche, identificate come fonte di contagio per il pollame da allevamento, (polli e tacchini), particolarmente suscettibile alla malattia. Nei Paesi asiatici, un ruolo preminente alla diffusione del virus è stato identificato nella vendita di pollame vivo ai mercati. Inoltre, i virus si possono trasmettere da azienda ad azienda tramite i mezzi meccanici, gli attrezzi e strumenti contaminati, le macchine, i mangimi, le gabbie, o perfino gli indumenti degli operatori.
Rischio di contagio per l’uomo
Dall’inizio dell’epidemia nelle zone del Sud-est asiatico, che ha preso il via nel corso del 2003, l’Oms ha lanciato un allarme a tutte le istituzioni internazionali a cooperare per attuare piani e azioni preventive per ridurre il rischio di passaggio all’uomo del virus aviario. Condizione essenziale perché virus che normalmente sono ospitati da animali diventino patogenici per l’uomo è che nel processo di riassortimento acquisiscano geni provenienti da virus umani, che li rendano quindi facilmente trasmissibili da persona a persona. I casi di influenza aviaria su uomo registrati nel corso del 2003 e 2004 sono invece casi di trasferimento diretto da pollame infetto a persone.
Dei 15 sottotipi di virus aviari, H5N1 circolante dal 1997, è stato identificato come il più preoccupante proprio per la sua capacità di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un periodo di almeno 10 giorni.
Anche altri animali possono essere infettati
Dall’inizio del 2003, H5N1 ha effettuato una serie di salti di specie, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e topi, trasformandosi quindi in un problema di salute pubblica ben più preoccupante. La capacità del virus di infettare i maiali è nota da tempo, e quindi la promiscuità di esseri umani, maiali e pollame è notoriamente considerata un fattore di rischio elevato.
Può portare alla morte
Nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus di contagiare direttamente anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in molti casi hanno portato a morte. Il rischio principale, che fa temere l’avvento di una nuova pandemia dopo le tre che si sono verificate nel corso del XX secolo (1918, 1957, 1968), è che la compresenza del virus aviario con quello dell’influenza umana, in una persona infettata da entrambi, faciliti la ricombinazione di H5N1 e lo renda capace di trasmettersi nella popolazione umana.
Giornale di Treviglio – 8 marzo 2018