Malgrado le perplessità delle imprese, che in qualità di sostituti d’imposta temevano di non riuscire a trasmettere all’Agenzia delle Entrate tutti i dati necessari in tempo utile, il piano per la dichiarazione Irpef precompilata procede speditamente.
Alla giornata di ieri l’Agenzia ha già raccolto la bellezza di 120 milioni di dati relativi ai circa 20 milioni di contribuenti che avranno accesso alla dichiarazione in gran parte già definita dagli uffici dell’Agenzia. La data del debutto è stata confermata: il 15 aprile, i moduli saranno disponibili nel «cassetto fiscale» dei contribuenti, accessibile direttamente via Internet con un codice da chiedere all’Agenzia, oppure attraverso i Caf (centri di assistenza fiscale) o i commercialisti.
I dati che troveremo nella dichiarazione 2015, relativa ai redditi del 2014, sono quelli dei redditi da lavoro dipendente (forniti dalle imprese attraverso la nuova certificazione unica, che sostituisce il vecchio Cud), delle collaborazioni occasionali, forniti sempre dalle imprese, i redditi fondiari, i dati compravendite immobiliari e le locazioni registrate, i premi assicurativi versati, gli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa, i contributi previdenziali eventualmente versati (come quelli per le collaboratrici domestiche), le spese per la riqualificazione energetica degli edifici e per la loro ristrutturazione, i redditi fondiari, tutti dati già noti all’amministrazione finanziaria.
Dal prossimo anno, nella precompilata ci saranno anche le spese mediche che danno diritto alla detrazione del 19% (ovviamente ci saranno solo quelle «tracciabili», quindi le spese accreditate sulla Tessera sanitaria).
Se la dichiarazione precompilata non dovesse aver bisogno di modifiche, al contribuente basterà un semplice clic per inviarla, ed evitare così anche i controlli formali dell’Agenzia.
La dichiarazione, tuttavia, potrà sempre essere integrata con i dati che dovessero mancare. Se l’operazione viene delegata a un Caf o ad un commercialista, saranno loro a «bollinare» la dichiarazione, e a rispondere al fisco di eventuali errori (fatti salvi gli atti dolosi dei contribuenti). Un’impostazione che Caf e professionisti hanno a lungo e duramente criticato, contestando la costituzionalità della legge. «Proprio per il ruolo di maggior responsabilità al quale sono chiamati gli intermediari – ha sottolineato ieri l’Agenzia – è prevista una diversa modulazione dei compensi» riconosciuti dallo Stato, che saranno generalmente più elevati.
Per i contribuenti, in ogni caso, si prevedono risparmi. Secondo il Codacons tra 600 milioni e due miliardi l’anno, visto che ogni 730 costa, presso i Caf e i professionisti, tra i 30 e i 100 euro.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 7 marzo 2015