Oggi in Aran è stato definitivamente firmato il CCNL dell’Area sanità 2016-2018. Dopo 10 anni di attesa siamo usciti dal coma ma la terapia riabilitativa sarà ancora difficile. Dopo un tempo enorme e con le poche risorse disponibili ci siamo liberati di un immobilismo che ha frustrato per anni i dirigenti medici veterinari e sanitari. Ci sentiamo oggi di confermare quanto abbiamo detto alla firma della preintesa, e cioè che date le difficili condizioni normative di partenza e le poche risorse disponibili, abbiamo massimizzato il risultato.
Lo studio indagine Fnopi ha valutato per i medici e veterinari del SSN una perdita di oltre 6000 € in termini di potere di acquisto, legata in particolare al blocco della dinamica contrattuale sancito dalla legge 122/2010 del Governo Berlusconi.
Poi il resto lo hanno fatto Renzi e Madia (unificazione ex Area III e ex Area IV e Dlgs. 75/2017) e le Regioni con tagli selvaggi al personale e alle carriere.
Con questo contratto abbiamo chiesto e ottenuto per tutti i dirigenti una maggiore consistenza degli stipendi base, spostando ingenti risorse variabili sulle retribuzioni di posizione fisse, determinando una maggiore valenza previdenziale degli stipendi.
In particolare ci siamo preoccupati dei giovani dirigenti che sono o entreranno in servizio in questi anni aumentando considerevolmente il loro trattamento fisso di posizione.
Non si deve poi dimenticare che in questo contratto abbiamo materializzato una massa salariale più ricca conglobandovi l’Indennità di esclusività di rapporto che dal 2019 sarà rivalutata del 3,49% come tutte le altre voci fisse. Importanti sono anche i nuovi aspetti normativi che contribuiranno a far funzionare meglio il rapporto di lavoro.
E’ un contratto che rappresenta plasticamente l’indolenza e la lentezza della pubblica amministrazione, la scarsa attenzione che c’è da parte dello Stato nei confronti del Ssn e della sua pretesa di essere “aziendale”.
Speriamo quindi che nel 2020 ci si possa concentrare sul CCNL 2019-2021 auspicando che la contrattazione si apra il prima possibile perché è del tutto insensato che la sanità pubblica abbia un contratto ogni 10 anni – un periodo che corrisponde a ¼ della carriera lavorativa di un dirigente medico, veterinario o sanitario.
Ci auguriamo di poter fare il prossimo contratto con una vigenza corrispondente al triennio cui si riferisce, come accade in qualsiasi azienda privata.
Siamo concentrati ora sulla Legge di Bilancio per il 2020. Sarebbe necessario arrivare al superamento dell’insensato comma 2, art. 23 del D.lgs 75/2017, considerato che questo contratto ha operato la “progressiva armonizzazione” dei fondi accessori. Quesito ci potrà consentire di utilizzare le risorse della RIA dei pensionandi.
Un’altra ipotesi utile a dare risorse al personale è la defiscalizzazione, già concessa al lavoro privato e agli insegnanti pubblici, della produttività aggiuntiva.
In sintesi, questo contratto ha cominciato a ridare un valore concreto al lavoro di chi tutela la salute degli italiani. MA OCCORRE FARE ANCORA MOLTO PER DARE PROSPETTIVE AL SSN.
Aldo Grasselli
Presidente FVM