Stop alla spending review per le Casse di previdenza dei professionisti. A stabilirlo è stata la sentenza n. 7/2017 emessa dalla Corte Costituzionale su ricorso della Cassa commercialisti (Cnpadc). La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionale l’obbligo introdotto nel 2012 dal decreto legge n. 95 del 2012 per le Casse di ridurre le spese per consumi intermedi, riversando nelle casse dello Stato le somme risparmiate. Di fatto un prelievo forzoso, passato dal 5% del 2012 al 15% del 2014.
La decisione della Corte Costituzionale è un primo importante spiraglio di apertura nella rete di norme nate per la Pubblica Amministrazione e che nel tempo sono state progressivamente estese alle Casse di previdenza, snaturando in pratica quell’autonomia normativa, finanziaria, gestionale e contabile a loro attribuita dal decreto legislativo 509 che dal 1995 le ha trasformate in enti con personalità giuridica di diritto privato.
E’ stato infatti riconosciuto che il prelievo previsto dalla spending review incide sull’autonomia delle Casse, impedendo loro di disporre delle somme derivanti dalla contribuzione dei propri iscritti per destinarle alla realizzazione delle finalità previdenziali. Diversamente attraverso il prelievo, le esigenze del bilancio statale verrebbero privilegiate rispetto alla garanzia degli iscritti alle Casse di vedere impiegato il risparmio di spesa corrente per le prestazioni previdenziali. Con la spending review la finalità istituzionale delle Casse verrebbe quindi sacrificata rispetto ad un generico impiego nel bilancio statale.
“Una vittoria importante” – commenta il Presidente Mancuso – “la Corte Costituzionale ha riconosciuto l’autonomia delle Casse ed affermato il principio che i risparmi realizzati debbano essere utilizzati a beneficio dei professionisti. Ora si può pensare anche a richiedere il rimborso del pregresso versato”.
13 gennaio 2017