L’ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini e l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno sono indagati per finanziamento illecito dei partiti. Uno dei più stretti collaboratori dell’ex primo cittadino, il podologo Fabio Ulissi, e Giuseppe Verardi, ex manager della multinazionale americana Accenture, sono finiti agli arresti domiciliari.
Al centro dell’inchiesta della Procura di Roma sfociata, venerdì mattina, nelle misure cautelari eseguite dal Nucleo tributario della Finanza e dai carabinieri del Ros ci sono il contributo di 30mila euro alla campagna elettorale dell’ex governatrice nel 2010 e un falso sondaggio scolastico. Indagati anche cinque dirigenti – Luca Ceriani, Angelo Italino e Francesco Gadaleta della Accenture e Roberto Sciortino e Massimo Alfonsi della High Value – e le società Accenture e High Value. Sulla multinazionale Usa tuttavia, un colosso internazionale della consulenza aziendale e dei servizi in outsourcing, con sede a Dublino, la Procura precisa: «Ci ha dato una grossa mano». Perché è stata proprio la Accenture, con la sua denuncia, a dare il via all’inchiesta.
«ALEMANNO REGISTA» – Le indagini dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi si riferiscono dunque a quattro anni fa. È a quell’epoca che la Accenture vince un appalto del Campidoglio che prevede, in cambio di dieci milioni, un servizio di manutenzione, supporto e sviluppo applicativo dei sistemi informatici nel territorio del Comune di Roma. Intanto si avvicinano le elezioni Regionali, che vengono complicate dall’esclusione della lista del Pdl. Nel centrodestra c’è allarme, bisogna contattare gli elettori e spiegare che un’altra formazione da votare c’è, ed è il listino Polverini. Il compito – un’attività di telemarketing – viene affidato dalla Accenture alla società di call center Coesis, che sarà ricompensata con 30mila euro. «Il regista dell’operazione è Alemanno», scrive il gip Costantino De Robbio, secondo cui l’ex sindaco ha un interesse politico ma anche familiare nella vicenda, poiché sua moglie, Isabella Rauti, è candidata con Polverini. Eppure a pagare la Coesis non sono né l’ex sindaco, né l’ex governatrice, ma la multinazionale americana. E per giustificare la spesa, vengono emesse fatture fasulle riferite a un sondaggio, mai esistito, sulla qualità dei servizi scolastici.
INNOCENZA – Nessun coinvolgimento con le accuse: lo dichiarano sia Polverini, sia Alemanno. «L’inchiesta riguarda persone che non conosco – sostiene l’ex governatrice -. Ho completa fiducia nella magistratura e sono sicura che verrà provata la mia estraneità ai fatti». «Non so assolutamente nulla di queste vicende nè – sottolinea l’ex sindaco -, tantomeno mi sono occupato del finanziamento della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2010. Attendo quindi con fiducia gli sviluppi del lavoro della magistratura che confermeranno la mia estraneità a ogni addebito».
Corriere.it – 22 febbraio 2014