Sud in affanno. Peggio di tutti Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna, dove non è stata attivata nemmeno la misura per far fronte ai danni ambientali
La nuova programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020 rischia di partire con il pesante fardello del disimpegno di una parte dei fondi 2007-2013. A rischio ci sono 500 milioni di contributi europei che le regioni devono spendere entro il 31 dicembre di quest’anno. Con il cofinanziamento nazionale gli aiuti pubblici che l’agricoltura potrebbe perdere salgono a oltre 900 milioni.
La gran parte dei fondi ancora da erogare è appannaggio dei «soliti noti», poche regioni in costante ritardo nella spesa dei finanziamenti comunitari. Su un totale di 497 milioni, 99 sono appannaggio della Campania, 94 della Sicilia, 69 della Puglia e circa 60 della Sardegna. Con un’aggravante in quest’ultimo caso quasi imperdonabile. Nel piano della regione Sardegna infatti non è mai stata attivata la misura che consente di finanziare il ripristino del potenziale produttivo danneggiato a seguito di calamità naturali, come i disastri provocati negli ultimi giorni dal ciclone Cleopatra. Una macchia per l’amministrazione che potrebbe essere lavata con l’attivazione della misura e uno stanziamento adeguato. Le risorse ci sono ma il tempo è poco e bisogna fare in fretta.
Il ministero delle Politiche agricole, che dovrebbe presentare entro i prossimi 15 giorni un documento con il riparto tra l e regioni dei fondi 2014-2020, è intenzionato a far valere tra i criteri proprio la capacità di spesa mostrata dalle regioni nel periodo di programmazione 2007-2013. Inoltre, i margini di questa ennesima corsa contro il tempo quest’anno sono ristretti; non c’è molto spazio per gli «sforzi di fantasia» che negli scorsi anni hanno permesso di evitare sul filo di lana la tagliola europea, che prevede chei fondi non spesi entro due anni dall’impegno tornino automaticamente nelle casse comunitarie.
Nei giorni scorsi è tornata sul tema anche Confagricoltura, denunciando le colpe delle amministrazioni: «Le imprese agricole rischiano di perdere 500 milioni di fondi europei dello sviluppo rurale per l’incapacità di spesa o per i ritardi accumulati da diverse regioni italiane», l’affondo del presidente dell’associazione, Mario Guidi, che ha ricordato l’importanza del «secondo pilastro» della Politica agricola Ue. «Non si può mettere a rischio un plafond così ingente di risorse preziosissime per la nostra agricoltura – ha detto Guidi -, che vale oltre 2,5 miliardi l’anno e oltre 17 miliardi nell’intero periodo di programmazione. Lasciare residui non utilizzati è un delitto». Tra le cause dei ritardi la «cattiva programmazione, con misure non sempre allineate ai reali fabbisogni delle imprese e procedure complesse e onerose che determinano tempi inverosimili per la liquidazione delle pratiche». I nuovi piani ancora non si vedono: sono in ritardo anche loro.
Il Sole 24 Ore – 23 novembre 2013