Il consigliere: «Ho rendicontato tutti i contributi» Quelli rendicontati e depositati in Corte d’Appello sono 178 mila euro. Tanto ha ricevuto il consigliere regionale dei democratici Giampiero Marchese per la sua campagna elettorale nel 2010. Nulla di illecito. Tutto legale.
Il sospetto della procura veneziana – che ipotizza l’esistenza di fondi neri per qualche centinaio di milioni di euro – però è che qualcosa sia sfuggito (di proposito) alle rendicontazioni. E il fatto che Marchese abbia incontrato in diverse occasioni il consigliere del Consorzio Venezia Nuova Pio Savioli (che era del Pd) lascia spazio ad alcune deduzioni. «Non posso replicare alle deduzioni o alle ipotesi senza riscontro fatte da alcuni media – interviene il consigliere regionale – i finanziamenti ricevuti sono quelli presentati in Corte d’appello. Niente di più».
Nel rendiconto di Marchese – che non risulta indagato dalla procura ma è citato nell’informativa della Guardia di finanza come destinatario di finanziamenti illeciti – però è fa capolino la Coveco (vedi schema a destra, si tratta della Consorzio Veneto Cooperativo), il cui referente è agli arresti domiciliari come intermediario delle mazzette pagate dalle imprese al Consorzio Venezia Nuova per poter partecipare agli appalti della salvaguardia di Venezia. Non solo. Marchese risulta anche intercettato durante una conversazione con l’imprenditore Franco Morbiolo in cui, quest’ultimo descrive il sistema di appalti combinati e il ruolo del presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati nella gestione dei presunti fondi neri. «Qualunque politico ascolta ogni giorno decine di persone che si sfogano, che maledicono altri imprenditori, che ipotizzano situazioni al limite – continua Marchese – è andata così anche in quell’occasione. Ho ascoltato quello che mi stava dicendo Morbiolo, come faccio sempre con tutti, ed è finita là».
Non per il partito democratico, però. Perché Marchese non è un semplice consigliere regionale. Per anni è stato il responsabile organizzativo del Pd veneto (si è dimesso dopo aver curato l’organizzazione delle primarie) e di fatto ha avuto un ruolo di primo piano in molte decisioni del partito. «Dato che l’inchiesta della Guardia di finanza sui presunti finanziamenti illeciti sta allargando ulteriormente il solco tra i cittadini e i partiti – interviene la parlamentare democratica Simonetta Rubinato – è bene che la dirigenza del Pd collabori con le autorità inquirenti e chi ritiene di poter essere coinvolto si autosospenda per non travolgere l’intero partito compromettendo l’impegno di molti militanti, dirigenti ed eletti che continuano a fare politica in modo corretto». La richiesta di Rubinato però è stata preceduta di qualche minuto dallo stesso Marchese. Tramite una nota della segreteria dei democratici di Venezia, Marchese ha fatto sapere di essersi autosospeso dal partito in attesa che la magistratura faccia luce sulla vicenda. «Il nostro rispetto nei confronti della Magistratura è assoluto, ragion per cui attendiamo che le indagini facciano il loro corso in totale autonomia – commenta la senatrice Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd – Mi auguro che si giunga presto all’accertamento dei fatti ma sono sicura che Piero Marchese potrà dimostrare la sua totale estraneità a quanto oggi riportato da alcuni organi di stampa».
Corriere Veneto – 27 luglio 2013