Boccata d’ossigeno per sanità e sociale, settori ai quali la giunta Zaia ha assegnato nuove risorse con la delibera pubblicata ieri sul Bur. Si parte con i 25,8 milioni di euro destinati ad investimenti in dodici ospedali del Veneto.
La scaletta assegna 6 milioni al completamento dei complessi di Montebelluna e Castelfranco; 3 al completamento del nuovo polo Este-Monselice; 2 ciascuno alle strutture di Rovigo e Legnago per l’adeguamento dei reparti materno-infantile; uno all’Ematologia di Belluno, 2 all’ospedale di Chioggia e 4 all’Istituto oncologico veneto per adeguamenti normativi; e ancora un milione alla cittadella sanitaria di Lamon e 2 a quella di Lonigo per l’adeguamento delle aree riabilitative; infine 800 mila euro vanno all’Usl 4 per il trasferimento della sede aziendale nell’ex ospedale di Thiene a 2 milioni serviranno all’Usl 9 di Treviso per il trasferimento del Distretto socio-sanitario.
Quanto al Sociale, il Fondo per la non autosufficienza, da un anno motivo di contestazioni da parte del centrosinistra ma anche delle famiglie dei disabili per i tagli subiti, registra un’integrazione di 13,5 milioni, per un aumento totale 2014 di 55 milioni (21,5 milioni ripartiti alle Usl e provenienti dal Fondo nazionale e 34 milioni in gestione accentrata regionale e da destinare con successivi provvedimenti). L’importo finale sale dunque a a 748.903.450 euro rispetto ai 693.457.118 stanziati da Palazzo Balbi con una delibera del luglio scorso. In tutto dunque alle Usl vanno 715 milioni di euro: 461,5 per la residenzialità e i centri diurni per anziani; 67,5 milioni per la residenzialità di disabili; 82,2 per i centri diurni per disabili; 104,5 milioni per i servizi domiciliari. Le risorse che restano in gestione accentrata della Regione ammontano invece a 34 milioni di euro, destinati anche al telecontrollo-telesoccorso (5,5), a progetti sperimentali per i centri diurni (2,7 milioni), alla residenzialità temporanea per malati di SLA (832 mila euro).
Le tipologie d’intervento presenti nel riparto del Fondo per la non autosufficienza riguardano la residenzialità per il 72% degli interventi, la semiresidenzialità per il 12% e la domiciliarità il 15%. In calendario 120 mila prestazioni, di cui il 33% per i 38 mila anziani non autosufficienti ricoverati nelle case di riposo, il 25% per le 30 mila impegnative di residenzialità (il contributo regionale al non autosufficiente che vive a casa propria), il 20% per il telesoccorso-telecontrollo (23.113 utenti), il 13% per i 15.800 utenti dei servizi di assistenza domiciliare dei Comuni e di assistenza domiciliare integrata delle Usl. Infine il 9% delle risorse va agli 11 mila disabili degenti nei centri residenziali.
Aumentano dunque i soldi per le impegnative di cura domiciliare di fascia alta, in risposta a situazioni come quella dei malati di SLA. Tale voce del Fondo passa da 7 a 10 milioni di euro, passando da 729 a 1.045 impegnative. La delibera prevede che le Usl possano, in base al bisogno dei territori, spostare risorse da una linea d’intervento all’altra, purchè tale azione non vada a discapito della domiciliarità, area che il Piano socio-sanitario intende potenziare.
Corriere del Veneto – 10 settembre 2014