Libero. Mentre fervono le discussioni sul livello di severità che dovrà avere il Green Pass, la certificazione dell’avvenuta vaccinazione del soggetto, si assiste in Italia a un rallentamento nella somministrazione delle prime dosi. Fino a ieri, stando agli ultimi dati governativi, avevano completato il ciclo vaccinale il 50,21% degli italiani di età superiore ai 12 anni, cioè 27.120.766 di persone. Contando anche chi ha ricevuto le prime dosi, in totale sono state somministrate ai cittadini italiani 61.543.227 dosi, ovvero il 92.9% del totale di dosi consegnate alle regioni, che sono 66.259.046. Tutto bene? No, anzi: i numeri delle prime somministrazioni stanno crollando. La gente non ha più voglia di farsi immunizzare.
CARTABELLOTTA
Lancia l’allarme il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: «Si stanno somministrando soprattutto seconde dosi, le prime sono solo 100mila al giorno. Nel terzo trimestre avremo 45 milioni di dosi, un numero dimezzato rispetto al piano». E prosegue, ammonendo che potrebbero mancare dosi sufficienti: «In questo momento i vaccini li stiamo utilizzando quasi esclusivamente per le seconde somministrazioni e il numero di persone che possono farle è basso. Quindi per la quantità di vaccini che stiamo ricevendo possiamo prevalentemente completare le seconde dosi. Al momento facciamo meno di 100mila prime iniezioni al giorno. Sulle forniture del terzo trimestre abbiamo una situazione anomala. Dovremmo ricevere oltre 94 milioni di dosi, però vanno tolte le 6 milioni di Curevac non autorizzato e 26 milioni di Astrazeneca e 15 milioni di J&J che noi non stiamo utilizzando. È verosimile che questi vaccini in Italia non arrivino mai, quindi ne avremo circa 45 milioni di dosi di Pfizer e Moderna. Rispetto ai numeri iniziali avremo un numero quasi dimezzato». Le preoccupazioni della Fondazione Gimbe sono fondate sui dati ufficiali. Nell’arco dell’ultima settimana, su un totale di 3,8 milioni di dosi iniettate, le prime sono state solo 580.000, il che in 7 giorni si traduce appunto in una media inferiore a 100.000 al giorno. La stragrande maggioranza delle iniezioni dell’ultima settimana, circa 3.220.000, è stata costituita da completamenti del ciclo vaccinale, mentre decresce la proporzione dei cittadini “convinti” a compiere il primo passo. I più recalcitranti sarebbero gli over 60. La preoccupazione è condivisa dal presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, secondo cui saranno particolarmente numerosi coloro che rifiuteranno del tutto le iniezioni, senza farsi persuadere dal governo: «Stimiamo che fra il 10 e il 20% della popolazione italiana non si vaccinerà. Fra chi non s’ è ancora vaccinato ci sono gli ultra-60enni». Anelli propone quindi un ruolo più importante per i medici di base, pensando che i cittadini si fideranno più di loro: «Le Asl potrebbero trasmettere gli elenchi dei non immunizzati ai medici di famiglia, in modo da convincerli puntando sul rapporto di fiducia».
ZOCCOLO DURO
Il rallentamento potrebbe avere due spiegazioni principali. Da un lato, dopo aver fatto breccia nella maggior parte della popolazione, che si è lasciata convincere, ora l’apparato sanitario si troverebbe ad affrontare in maniera crescente lo “zoccolo duro” dei no-vax o comunque di chi non si fida dei vaccini anti-Covid. Ma un’altra causa del rallentamento delle prime dosi è forse, più realisticamente, dovuta all’approssimarsi delle ferie di agosto. Moltissimi italiani, probabilmente, hanno deciso di rimandare a fine agosto o inizio settembre l’inizio del proprio ciclo vaccinale per non doversi “giocare” le prime tre settimane di agosto. Anche perché l’idea di consentire l’immunizzazione nei luoghi di villeggiatura non è partita in grande stile come si sperava.