Il Sole 24 Ore. La delega per la riforma delle tasse è solo alle prime battute, ma il sistema fiscale promette di cambiare in modo strutturale da subito. La prima riforma a regime è quella scritta nel decreto attuativo del family act che dal 1° gennaio prossimo introdurrà l’assegno universale unico per i figli. Il provvedimento, a cui ha lavorato il ministero per la Famiglia guidato da Elena Bonetti (Iv) insieme al ministero dell’Economia è pronto per il Consiglio dei ministri, dove dovrebbe approdare la prossima settimana o al più tardi quella succesiva. I tempi del resto sono stretti, perché il testo dovrà andare all’esame delle commissioni parlamentari competenti per materia e alla Conferenza unificata, che avranno 30 giorni di tempo per il via libera.
I lavori sul decreto sono in corso da molte settimane. E il quadro, al netto di possibili aggiustamenti dell’ultima ora, è definito. L’impianto prevede un assegno mensile fino a 180 euro per figlio minorenne, con un aiuto ulteriore da 80-90 euro dal terzo figlio in poi. La cifra piena sarà assegnata ovviamente alle famiglie con Isee più basso (i conteggi puntano su una soglia intorno ai 9mila euro), ma il decalage disegnato dai calcoli tecnici sarà morbido al crescere di reddito e patrimonio. Fino a una coda universale che dovrebbe riconoscere 40-50 euro al mese da una certa di soglia di Isee in su.
La spesa per il nuovo assegno universale sarà vicina ai 19 miliardi di euro all’anno. Di questi, 6 miliardi sono aggiuntivi, e arrivano dal Fondo per la riforma fiscale istituito dalla scorsa legge di bilancio. A questa base si aggiungono poco più di 6 miliardi che il sistema attuale destina alle detrazioni Irpef per i figli a carico. Sul nuovo strumento confluiranno anche i 5 miliardi abbondanti oggi assorbiti dagli assegni al nucleo familiare, sempre legati alla presenza di figli, erogati dall’Inps. Il paniere si completa poi con circa 370 milioni per gli assegni ulteriori riservati alle famiglie più numerose, 400 milioni con cui fino a quest’anno sono stati finanziati i bonus bebè e un miliardo di residui rimasti ancora parcheggiati nel Fondo per la famiglia della manovra 2020.
Il principio ispiratore del nuovo strumento, parzialmente anticipato quest’anno dall’assegno ponte che ha appena visto la miniproroga al 30 ottobre per presentare le domande e non perdere gli arretrati dal 1° luglio agli autonomi, è chiaro: dare una leva unica, universale e strutturale al sostegno fiscale alle famiglie. L’architettura per tradurre in pratica quest’obiettivo però è complessa. Perché oltre a riunire e a rafforzare i diversi aiuti sparsi nel sistema fiscale e nel welfare, deve ricostruire una curva coerente del sostegno.
L’impianto su cui si stanno studiando le ultime limature si regge su poche mosse chiave: i 180 euro per ogni figlio minorenne salirebbero a 240-250 dal terzo nato in poi, con una discesa morbida di queste cifre al crescere del livello Isee fino alla coda universale.
Su questa base si innesterebbero poi meccanismi aggiuntivi come le maggiorazioni per le madri fino a 21 anni o quelle in costruzione per i disabili. Nella platea dei destinatari entreranno anche gli immigrati con permesso di soggiorno: la delega parla di un permesso di almeno 12 mesi, ma il decreto in arrivo dimezzerà la soglia a sei mesi per adeguarsi alle pronunce della Corte Ue.
Un aiuto, più basso, sarà previsto anche per i figli fra 18 e 21 anni che rimangono a carico del nucleo familiare. In questo caso sarà però necessario che gli over 18 in questione siano inseriti in percorsi di formazione, di avviamento al lavoro oppure nelle liste di collocamento. Nel caso di figli disabili, invece, l’aiuto proseguirà anche oltre i 21 anni, se permane la condizione di famigliare a carico. Per i percettori del reddito di cittadinanza le somme saranno depurate dalla quota di reddito collegata alla presenza di figli, con un meccanismo di sterilizzazione pensato per evitare un doppio sostegno alla medesima condizione.
Su questa architettura complessiva sono in corso gli ultimi calcoli per evitare eventuali effetti negativi dall’incrocio fra l’addio a detrazioni e assegno al nucleo e l’ingresso in campo del nuovo strumento; effetti comunque limitati e marginali anche grazie al fatto che l’assegno unico universale potrà contare su 6 miliardi in più rispetto ai suoi predecessori.