«L’ho riconosciuta dallo sguardo, dal sorriso e dai denti». L’espositrice umbra non si poteva sbagliare. Quella testa di cinghiale imbalsamata lei l’aveva tatuata nella mente da quando quasi dieci anni prima, nel 2005, era sparita dal suo stand durante una fiera.
Così quando l’altra settimana l’ha rivista appesa al banchetto di un collega piemontese, anche lui a Padova per la 96esima edizione della Fiera Campionaria, non ha avuto dubbi. Prima ha chiesto informazioni al collega e poi, non riuscendo ad ottenere soddisfazione, ha percorso decisa le poche centinaia di metri che separano il comparto fieristico della città del Santo dalla stazione dei carabinieri di Padova e ha denunciato il tutto. È stato lì, mentre descriveva al piantone la vertigine provata nel ritrovarsi faccia a faccia con la sua amata testa di cinghiale imbalsamata, che la donna ha usato quelle parole: «Non posso sbagliarmi – si legge nel verbale -, è la mia. L’ho riconosciuta dal suo sguardo, dal sorriso e dai denti. Me l’hanno rubata dieci anni fa in una fiera». A riprova di quanto stava dicendo, ecco la denuncia sporta nel 2005 che la donna porta sempre con sé e che questa volta si è rivelata utile. Ne è nata così un’inchiesta penale aperta dal pm Roberto Piccione che – come atto dovuto data l’obbligatorietà dell’azione penale – ha indagato per ricettazione il quarantenne espositore piemontese.
A sua difesa l’uomo ha spiegato ai militari dell’Arma come lui la testa l’avesse comprata regolarmente a un mercatino e come, oltretutto, avesse fatto cambiare i denti. Impossibile quindi, a suo dire, che la donna riconosca nel capo dell’irsuto suino quello trafugato. Parole inutili i militari hanno sequestrato l’ambito trofeo in attesa che un’inchiesta – con tanto di consulenze – faccia chiarezza.
Nicola Munaro – Il Corriere del Veneto – 31 maggio 2015