Ce l’hanno fatta passare per una festa nazionale. E invece giovedì 17 marzo, strombazzato 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, sarà per i dipendenti pubblici un giorno di “ferie obbligatorie”. Il riposo forzato si risolverà, infatti, in un giorno libero in meno nel resto dell’anno. Il decreto prevede espressamente che il 150esimo non debba produrre «nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». E quindi «il giorno festivo al calendario aggiunto quest’anno – si legge nella relazione tecnica al Ddl di conversione al decreto – non aumenta il numero delle giornate festive fissate dalla legge» (nel 2011 cadono di domenica il 1° maggio e Natale) e «non aumenta il numero delle giornate di astensione dal lavoro con diritto alla percezione della retribuzione», cioè appunto le festività soppresse.
La compensazione fra il 17 marzo e il 4 novembre ha come conseguenza per i lavoratori di non poter disporre in piena libertà di tutte e quattro le giornate di riposo compensativo, essendo sostanzialmente previsto l’obbligo ex lege che uno di questi riposi cada nella giornata del 17 marzo.
Festa quindi? Piuttosto una solenne presa in giro, i cui costi vengono scaricati, ancora una volta, sui dipendenti pubblici.
Roberto Poggiani – segretario SIVeMP Veneto
14 marzo 2011
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