Ventunmila dosi vaccinali sono state somministrate alle greggi del feltrino e di parte del Trentino a cura del servizio veterinario dell’Usl 2. Tempo qualche giorno ancora, si dice dal servizio, e poi gli animali che non hanno contratto la malattia virale che si è conclamata con il vaccino in caso di incubazione, saranno immunizzati e liberi di scendere nei fondivalle, nei paesi dove ci sono le stalle per il ricovero invernale. Diverso è il caso dei bovini.
Il lavoro del servizio, in questo momento, è quello del prelievo del sangue per le analisi ematochimiche che escludano o confermino la positività al virus, prima di procedere alla vaccinazione. Le mandrie vanno da un minimo di dieci capi a un massimo di 250 capi. Il vaccino costa un euro a dose ed è a carico del proprietario degli animali. L’esposizione al virus degli ovocaprini ha mosso la Regione nella corsa contro il tempo di diffusività della malattia che si alimenta anche dalla anomale condizioni climatico-ecologiche delle stagioni. È estate anche nelle nostre montagne e questo favorisce il proliferare di insetti e moscerini, fra cui quello che inocula la “blue tongue”. È un’epidemia di febbre catarrale maligna che colpisce greggi, mandrie e allevamenti negli alpeggi del Bellunese, del Vicentino e del Trevigiano, si evidenzia in una nota stampa della regione Veneto. Veicolata da un insetto, la malattia della “lingua blu” (così denominata perché causa dermatosi e ingrossamento della lingua sino a fermarne la circolazione sanguigna) non è una malattia trasmissibile ali’ uomo, ne contamina carni e latte nei bovini, ma ha esiti letali nei capi ovicaprini. La diffusione dell’epidemia della febbre catarrale maligna è costantemente monitorata dai servizi veterinari del Veneto sin da fine agosto, data del primo focolaio segnalato nel Feltrino. Sinora la “blue tongue” ha già colpito 72 allevamenti (dati aggiornati a ieri dal servizio veterinario e di sicurezza alimentare della Regione Veneto), di cui 36 pecore, 2 capre, 1 muflone selvatico e 33 bovini. I focolai, inizialmente concentrati negli alpeggi del Feltrino, si sono diffusi all’intera provincia di Belluno, al Vicentino e all’Alta Marca. L’epidemia è stata probabilmente innescata da capi infetti importati. Finora la Regione ha speso circa 100 mila euro per l’acquisto delle dosi da somministrare agli ovicaprini. «Il Centro regionale acquisti in sanità (Cras) sta provvedendo, con urgenza e centralizzata, all’acquisto delle dosi di vaccino, necessarie per la copertura vaccinale (servono due dosi nel biennio) dei 52 mila capi ovicaprini stimati nelle tre province di Belluno, Rovigo e Vicenza», rendono noto gli assessori regionali Giuseppe Pan e Luca Coletto, responsabili rispettivamente delle politiche agricole e sanitarie. Che ammettono: «Per eradicare la malattia sarebbe necessario estendere la vaccinazione anche ai circa 160 mila bovini presenti nelle zone interessate. L’attuale piano di profilassi richiede la vaccinazione obbligatoria dei bovini che devono essere movimentati dalle zone di restrizione e di quelli da riproduzione, con spese però a carico dei proprietari».
29 settembre 2016