Le ultime due settimane sono state importantissime per la vicenda Green Hill. Prima la tattica rinuncia della società al ricorso in Cassazione contro il sequestro probatorio dei cani per poi, con l’altra mano riprovare la strada del pronunciamento del Tribunale di Brescia e incassare una nuova sconfitta.
Quindi giovedì scorso la decisione della Corte di Cassazione di accogliere l’istanza della Procura della Repubblica per ottenere a Roma quanto il Tribunale del Riesame di Brescia aveva negato, cioè il sequestro di tipo “preventivo” per gli stessi cani. Che ora possono continuare, come dalla primo giorno di uscita dall’allevamento per la vivisezione, a dormire sonni tranquilli.
Queste due intense settimane hanno riportato alla luce anche un altro aspetto della storia di Green Hill, il ruolo dei medici veterinari. Tralasciando i due indagati (quello di Green Hill e l’allora Coordinatore dei servizi veterinari Asl della Lombardia), all’inizio di agosto diffondemmo la notizia che tre erano stati citati dalla Green Hill 2001 s.r.l. come “consulenti di parte”. Uno di quelli ci rimase molto male, negando prima la cosa, poi scrivendo che sì era stato contattato ma aveva rifiutato l’offerta, poi affermando che l’allevamento avrebbe diffuso un comunicato di smentita per il suo coinvolgimento. A distanza di sette mesi questo comunicato lo aspettiamo ancora e lui non ha mai annunciato di aver denunciato la Green Hill 2001 srl per uso fraudolento del proprio nome. Mah, si tratterà di una delle persone che viene coinvolto in fatti “a sua insaputa”. Pur capeggiando, guarda caso, un’associazione veterinaria schieratasi apertamente a favore della vivisezione e addirittura contro l’allora articolo 14 della Legge Comunitaria.
Un altro dei nomi citati per iscritto dalla società produttrice, invece, pur rappresentando un’associazione di operatori della sperimentazione sugli animali, e pur non essendo iscritto a un Ordine dei Medici Veterinari e quindi non potendo svolgere questa professione, non avrebbe poi svolto o firmato alcuna relazione a favore dell’azienda. Magari ci avrà ripensato. Succede.
Un passo indietro: è bene specificare che (in diversi in quella settimana di agosto scorso hanno affermato che “se chiamati, i veterinari non potevano tirarsi indietro”) il Consulente Tecnico di Parte è una figura prevista dai nostri Codici di procedura, nominato da una parte in causa – in questo caso Green Hill – per avvalorare tecnicamente le proprie tesi. A differenza del Consulente Tecnico d’Ufficio e dell’Ausiliario di Polizia Giudiziaria, tanto per rimanere nello stesso ambito, è un ruolo che si ricopre per libera scelta e, generalmente, è retribuito dalla parte. Tutto lecito, quindi, basta che se ne assumano le responsabilità e non ci si scandalizzi se si viene a sapere. Perché si sceglie, liberamente, di essere “di Parte”.
Bene, oggi grazie ad alcuni nuovi particolari appresi, sappiamo chi oltre al dott.Massenzio Fornasier, veterinario, presidente della Sival federata Anmvi, dipendente di un’industria farmaceutica come recita il suo stesso sito ha firmato la Relazione peritale di parte a favore della Green Hill 2001 srl. Si tratta di un altro veterinario, professore associato alla Facoltà di Veterinaria di Perugia, il dott. Fabrizio Rueca. Un veterinario evidentemente specializzato in equini (fa parte di un Gruppo Sive, Società veterinaria equini, federata Anmvi) nonchè membro della Commissione Consultiva del Farmaco Veterinario del Ministero della Salute. Il suo assunto di parte, volontario, assieme a Fornasier, è: a Green Hill andava tutto bene. Altro che accuse di violazioni del Codice penale per maltrattamenti e uccisioni.
Dall’altra parte invece ci sono i veterinari consulenti di parte delle associazioni denuncianti, i veterinari chiamati dal Corpo Forestale dello Stato, i veterinari che hanno svolto le prime visite ai beagle usciti da Green Hill e quindi i veterinari che da qualche mese hanno in cura gli oltre 2600 beagle salvati.
Possiamo non essere d’accordo con alcuni sulla liceità o meno dell’attività di Green Hill, sulla validità o meno della vivisezione. Ma alla professione medico veterinaria, in termini di immagine e di lavoro, quale delle due parti ha dato di più e meglio?
Nessuno scandalo, solo la presa d’atto della realtà. C’è una veterinaria di potere e di interessi economici (limitati solo ad alcuni). C’è una veterinaria dalla parte della salute e della tutela degli animali e la stragrande maggioranza della professione che lavora ed è riconosciuta parte importante della società che si evolve, grazie a questo.
I veterinari, è vero, non sono tutti uguali.
Gianluca Felicetti, presidente LAV
7 marzo 2013