Berlusconi poco prima da Bruxelles: «Spero non ci siano problemi con il presidente sulla firma». Poi: «E’ un fatto procedurale»
MILANO – Il presidente della Repubblica rispedisce al mittente il testo del decreto sul federalismo fiscale municipale, adottatto giovedì sera dal governo nonostante lo stop ottenuto poche ore prima alla commissione della Camera. Giorgio Napolitano, nella lettera inviata al presidente del Consiglio, spiega che non ci sono le condizioni per l’emanazione del decreto legislativo e afferma di «non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal governo», rende noto il Quirinale.
LA LETTERA – «Non posso sottacere che non giova ad un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del Governo senza la fissazione dell’ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull’intendimento di procedere all’approvazione definitiva del decreto legislativo. Sono certo che ella comprenderà lo spirito che anima queste mie osservazioni e considerazioni», scrive il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nella lettera con cui oggi ha dichiarato irricevibile il decreto sul federalismo. Così nel pomeriggio si consumata lo strappo tra il Quirinale e Palazzo Chigi.
«SOLO UN FATTO PROCEDURALE» – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non mostra preoccupazione per lo stop imposto dal presidente della Repubblica. «È un fatto procedurale – spiega il capo del governo ai giornalisti a margine del Consiglio europeo di Bruxelles -, si andrà in Parlamento». In mattinata il premier aveva detto: «Siamo sfortunati», aggiungendo che «abbiamo ancora un’opposizione non socialdemocratica che vota sempre contro, che dice sempre no a tutte le proposte della maggioranza e va contro gli interessi del Paese. Questo elemento è una delle cose che vedono il nostro Paese non in linea con le altre democrazie».
BOSSI TELEFONA AL COLLE – In precedenza Umberto Bossi aveva telefonato a Giorgio Napolitano e assicurato che il governo svolgerà una relazione alle Camere sul decreto, come chiesto dal Quirinale nella nota in cui spiega di non poter ricevere il provvedimento. «Bossi», si legge in una nota, questa volta della Lega Nord, «ha preso il duplice impegno di andare a trovare la prossima settimana il capo dello Stato al Quirinale e, come preannunciato dal ministro Calderoli, si recherà nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale».
CALDEROLI NON HA PAURA – «Non ho paura di andare a mostrare un prodotto di cui siamo orgogliosi», ha detto parlando a Radio Padania Libera il ministro Roberto Calderoli secondo il quale la scelta del Presidente della Repubblica sul federalismo «è un’interpretazione». «Io – ha spiegato Calderoli – pensavo che una volta recepite le osservazioni delle commissioni di Camera e Senato potessimo passare all’approvazione. Il Colle ritiene sia necessario un passaggio in aula in base al quarto comma dell’articolo 2 della legge 42». «Sono convinto che questo federalismo sarà approvato dalle Camere». E poi ha concluso: «Spiace perdere dieci o quindici giorni, ma si va avanti» con il federalismo che sarà confermato dal Parlamento. «L’unica cosa che prevede la legge è che il governo dia comunicazioni alle Camere, dopo di che può esserci un voto su di esse ma il testo è quello e non è suscettibile di modifiche» ha chiarito il ministro. Secondo Calderoli la decisione del presidente Napolitano «non cambia alcunché, si tratta di un passaggio formale in più, sarà una o due settimane a seconda della disponibilità del Parlamento».
IL CASO RUBY – Il voto di giovedì sera alla Camera sul rinvio alla procura di Milano della richiesta di perquisizione di una proprietà del premier, richiesta legata al caso Ruby, «conferma che abbiamo una maggioranza per potere lavorare e bene su molti temi anche per riforme importanti per il Paese», aveva inoltre detto Berlusconi. «Abbiamo una maggioranza coesa, che è in accordo su molti temi e credo che salirà a 320 deputati (dai 316 di giovedì, ndr)». Il premier ha sottolineato che da quando nella maggioranza è uscita la componente finiana di Futuro e libertà è «più facile lavorare». «Ormai siamo in una repubblica giudiziaria commissariata dalle procure. Assistiamo a questa vergogna, un attacco nel privato», ha aggiunto il premier parlando del caso Ruby.
CONSENSO – Berlusconi ha aggiunto di essere il leader europeo più apprezzato con il 51% di consensi da parte dei propri concittadini e il «Pdl è in crescita oltre il 30%». Secondo un sondaggio di Mannheimer pubblicato dal Corriere della Sera lo scorso 30 gennaio, invece, solo il 27,5% degli italiani dichiara di avere «molta» o «moltissima» fiducia in Berlusconi.
Corriere.it – 4 febbraio 2011