Il capitolo della spesa sanitaria resta un osservato speciale con uno schieramento bipartisan pro sud contro il testo che però finora non è riuscito a conquistare grandi risultati
Il governo è pronto ad affidare a un imminente decreto legge – e non al decreto legislativo su federalismo fiscale regionale e sanità – la copertura degli oltre 400 milioni che ha promesso di restituire alle regioni come parziale ristoro dei tagli al trasporto pubblico locale decisi con la manovra estiva. Ma sulla copertura della somma deve ancora decidere: l’ipotesi del maxi bollo sui Suv è stata ancora ieri cautamente negata ai governatori, ma l’Economia la tiene comunque in serbo. Oggi i governatori – che quella tassa non la vogliono – in seduta straordinaria concorderanno la linea finale delle regioni e diranno se la controproposta sul trasporto locale basterà a confermare l’intesa sul federalismo fiscale data il 16 dicembre scorso ma solo con la garanzia dell’azzeramento dei tagli dell’estate scorsa.
Il lasciapassare dei governatori sarebbe fondamentale – ma non ancora decisivo – per il buon esito finale del voto parlamentare su fisco regionale e costi standard sanitari. La speranza di palazzo Chigi è di evitare quel 15 a 15 nel voto della bicameralina che si configurerebbe come una sconfitta politica, anche se poi il governo, come accaduto col fisco municipale, potrebbe sempre andare avanti e magari ripetere il voto in aula (con la fiducia) forte della sua maggioranza numerica. Resterebbe però lo smacco di una riforma istituzionale di così vasta portata non votata da una larga parte del parlamento, praticamente respinta da tutta l’opposizione e da un gruppo nutrito di regioni. Di qui il pressing per cercare una via d’uscita nei pochi giorni che restano per il parere parlamentare.
Anche se in questo confronto nelle ultime ore si sono innescati altri elementi che potrebbero avere un effetto decisivo per le sorti del federalismo regionale. Anzitutto le parole di ieri del capo dello Stato e il suo ripetuto invito alla condivisione tra tutte le forze politiche e a «non lasciare incompiuto» il lavoro sul federalismo fiscale. Parole che non potevano passare inosservate in casa Pd. I democratici sono pronti a convocare per mercoledì una sorta di stati generali dei gruppi di Camera e Senato per decidere la linea da tenere. E non a caso la bicameralina – tanto più davanti alle risposte che le regioni attendono dal governo – farà slittare di un giorno il suo voto: anzichè entro domani sera, si voterà giovedì. Da oggi intanto si comincerà a discutere gli emendamenti ai pareri depositati dal relatore di maggioranza Massimo Corsaro (Pdl) e da quello di minoranza Francesco Boccia (Pd). Quella sul trasporto locale non è naturalmente la sola partita aperta su cui maggioranza e opposizioni continuano a darsi battaglia. Il capitolo della spesa sanitaria, ad esempio, resta un osservato speciale con uno schieramento bipartisan pro sud contro il testo che però finora non è riuscito a conquistare grandi risultati. Non quelli più attesi, almeno.
È stato Boccia ancora una volta ieri a chiarire la richiesta di fondo del Pd. E cioè che con l’entrata in vigore del federalismo fiscale nel 2013 si interrompano i tagli a regioni ed enti locali della manovra estiva. Una sorta di clausola di salvaguardia da affidare a un tavolo istituzionale per decidere – se non ci fossero le condizioni per andare avanti – di bloccare la riforma. «Senza revoca dei tagli sarebbe inevitabile un aumento della pressione fiscale», afferma Boccia. Proposta che però ieri Corsaro ha respinto al mittente: «Abbiamo accolto 10 delle 12 proposte dell’opposizione. Se il Pd dovesse mantenere questa pregiudiziale sarebbe un’occasione persa e vorrebbe dire che si rimangia la parola e che gioca una partita strumentale».