Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, incontrerà giovedì tutte le sigle sindacali mediche per discutere la riforma della rete di emergenza-urgenza. L’obiettivo è “ridefinire le procedure di triage del servizio di 118 affinché solo i codici gialli e rossi siano portati in ospedale, mentre i codici verdi dovranno essere assistiti dai servizi territoriali h24”.
Il progetto, che sarà inserito negli Obiettivi di piano, sarà finanziamento con i 350 milioni di euro del fondo destinato agli Obiettivi di piano (cioè il 25%) già previsti per le cure primarie.
Serve una riforma del sistema di emergenza-urgenza. E a questo scopo il ministro della Salute incontrerà giovedì, 21 aprile, tutte le sigle sindacali dell’area medica ospedaliera e territoriale per “esaminare la possibilità di riformare il sistema attraverso la costruzione di una cabina di regia tra ospedale e territorio e la ridefinizione delle procedure di triage del servizio di 118 affinché solo i codici gialli e rossi siano portati in ospedale, mentre i codici verdi dovranno essere assistiti sul territorio”. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, intervenendo alla presentazione dell’indagine conoscitiva della commissione Sanità del Senato sul Trasporto degli infermi e sulle reti di emergenza-urgenza. I risultati ottimali non potranno essere immediati, ha sottolineato il ministro, ma “se già se riuscissimo a mettere sul territorio l’80%” dei codici meno gravi “sarebbe un buon risultato”.
Come emerge dai risultati dell’indagine della commissione Igiene e Sanità, illustrata dal presidente della commissione Antonio Tomassini e dai senatori Fabio Rizzi, Raffaele Calabrò, Daniele Bosone, Michele Saccomanno e Ulisse Di Giacomo, il sistema italiano dell’emergenza-urgenza è in affanno, anche a causa dell’aumento delle richieste di soccorso, cresciuto negli ultimi 10 anni del 50% fino ad arrivare a quasi 30 milioni. Con un eccesso di codici bianchi e codici verdi che finisco per mandare in tilt il sistema. Tanto che anche per i casi più gravi i tempi di attesa diventano lunghi in modo “inammissibile. Come illustrato dal senatore Calabrò: “Solo il 10% dei pazienti con evento cardiaco raggiunge l’Utic (Unità Terapia Intensiva Coronarica) entro le prime 2 ore, e un altro 30 % tra le 2 e le 6 ore dall’inizio dell’evento acuto e il restante 60% oltre le 6 ore”. Un ritardo che può essere fatale. “Nell’evento cardiopatico acuto infatti – ha ricordato il senatore – la cui tempestività è essenziale per ridurre il rischio di attacco cardiaco/infarto miocardico acuto e quindi di mortalità. Ma anche di morbilità. Time is life”.
Tra le ragioni più gravi, secondo i senatori, c’è la mancanza di una efficiente organizzazione in rete di tutto il sistema. “Le ambulanze del 118 – ha osservato Bosone – non devono arrivare solo nei tempi più brevi possibili, ma anche nelle strutture più adatte ad assistere quel caso specifico”. Ma i senatori puntano il dito anche sulla carente preparazione del personale. “Occorre sviluppare un progetto di formazione specifica ed univoca in medicina di emergenza-urgenza”, ha ricalcato Saccomanno. Mentre Di Giacomo ha sottolineato la necessità di potenziare i servizi territoriali, sia come filtro al pronto soccorso che per garantire la continuità assistenziale per la dimissione dei pazienti dagli ospedali.
Cosa fare, dunque, per migliorare il sistema? Migliorare l’organizzazione delle strutture per restringere anche i tempi di attesa intraospedaliera. Attivare percorsi privilegiati per i casi gravi e specifici. Migliorare la formazione del personale. Ma anche creare un sistema di assistenza territoriale h24 che sia il punto di riferimento dei casi meno gravi. “Ed è quello che con alcuni progetti sperimentali abbiamo iniziato a fare già da due anni”, ha detto Fazio sottolineando che su 14 milioni di chiamate alle centrali operative, sono 8,5 milioni quelle specifiche di soccorso. Di queste, nel 47% dei casi viene inviato un mezzo di soccorso e nel 32% si arriva al Pronto Soccorso. Numeri che possono cambiare attraverso l’istituzione di servizi territoriali chiamati ad assistere i codici bianchi e verdi perché oggi, ha ricordato il ministro, “i medici della continuità assistenziale non possono effettuare prestazioni di emergenza e di conseguenza, anche in caso di chiamate per eventi non gravi, viene attivato il 118”. “Noi – ha continuato il ministro – vogliamo aggiungere ai tre macrolivelli della sanità già esistenti – prevenzione, assistenza territoriale e assistenza ospedaliera – un quarto livello, quello dell’emergenza-urgenza” da gestire sia attraverso il 118 e i Pronto Soccorso, che attraverso un sistema di soccorso affidato alla medicina generale. “Una riforma che sarà inserita negli obiettivi di piano, “che – ha spiegato Fazio – avremmo dovuto presentare domani in Stato-Regioni ma che presenteremo la prossima volta proprio allo scopo di inserire questa modifica”. Il programma, ha specificato il ministro, sarà finanziato con “una quota dei 350 milioni di euro, pari al 25% del fondo destinato agli Obiettivi di piano, destinate alle cure primarie”.
Quotidianosanita.it – 19 aprile 2011