I farmaci blockbuster che scadono di brevetto e fanno largo ai più risparmiosi generici. Il servizio sanitario pubblico che sempre più fa da sé con forme di distribuzione alternative.
E naturalmente la gelata della grande crisi, con gli italiani che rinviano le cure e di tasca propria ormai possono aggiungere sempre meno. Non solo per acquistare prodotti di bellezza meno necessari, e che infatti a loro volta perdono terreno, ma anche per quelli destinati all’igiene personale “spicciola”, dalle saponette ai dentifrici, che si possono acquistare a miglior mercato nella grande distribuzione.
È all’incrocio tra tanti “perché” il bilancio 2012 del pianeta farmacie. Un bilancio farmaceutico pesantemente negativo, con un portafoglio finale che nel solo arco di dodici mesi è calato del 4% in totale. Un crollo che vale 1 miliardo di euro, con un risultato di 24,8 miliardi contro i 25,8 del 2011 e addirittura i 26 miliardi del 2010.
È stato insomma un anno da dimenticare, il 2012, per le oltre 18mila farmacie private e pubbliche italiane. Il peggiore da 10 anni, dicono le statistiche e confermano gli analisti di Ims Health. Un trend che sotto i colpi di maglio e altre scosse in agguato di una crisi tutt’altro che esaurita, è destinato ad avere un effetto trascinamento al ribasso nel 2013 e negli anni a venire. Mentre i bilanci pubblici dimagriscono e le risorse per la sanità calano rispetto ai bisogni. Ma anche per effetto di quella rivoluzione al bancone che si ripercuoterà sui fatturati delle singole aziende-farmacia: l’aumento di qualche migliaio del numero di esercizi deciso all’inizio del 2012 con le tormentate liberalizzazioni di Mario Monti che proprio quest’anno cominceranno a far sentire i loro effetti.
Risultato: mercato in calo e torta dei fatturati destinata a essere divisa tra sempre più competitor. Un rovello in più per il farmacista titolare di farmacia, ben oltre quello che secondo le elaborazioni di Ims hanno creato le parafarmacie e i corner della grande distruzione dove peraltro non è arrivata la possibilità di vendere i farmaci con obbligo di ricetta. «Il mercato commerciale al momento è solo parzialmente minacciato dalla competizione di parafarmacie e Gdo. Nell’ultimo anno la quota delle parafarmacie è leggermente aumentata, trainata dalle nuove aperture, mentre i corner segnano il passo», spiega Sergio Liberatore, general manager Ims Health. Le farmacie hanno l’89,3% del mercato in concorrenza(-0,3%), le parafarmacie il 6,5% (+0,4), i corner il 4,2% (-0,1).
A spiegare l’arretramento della farmacia è anzitutto l’erosione dei fatturati determinata dalle scadenze brevettuali. In un combinato disposto con le distribuzioni alternative da parte del Ssn attraverso le farmacie ospedaliere e quella “per conto” del Ssn attraverso le farmacie. «Entrambe le misure sono ampiamente utilizzate dalle Regioni per contenere la spesa sui medicinali più costosi e innovativi col meccanismo di acquisto per gara», aggiunge Liberatore. È chiaro che il fattore-brevetto svolge un ruolo decisivo. «Oltre l’80% delle confezioni di medicinali venduti in farmacia non ha protezione brevettuale», chiarisce Filippo Boschetti, engagement manager Ims. Escludendo i prodotti lanciati sul mercato prima delle leggi sulla proprietà intellettuale e quelli non brevettabili di origine naturale come vitamine e minerali, e considerando solo i marchi a protezione scaduta e i loro equivalenti, afferma Boschetti, «si arriva comunque al 65% dei volumi totali». Col risultato che i farmaci generici equivalenti in questo segmento rappresentano il 25% delle confezioni vendute nel 2012.
Il mercato 2012 ha fatto segnare intanto un ribasso del 5,9% dei prodotti a prescrizione e una sostanziale stabilità (-0,6%) del comparto commerciale. E il paniere del mercato commerciale – per un valore di 9,1 miliardi – indica a sua volta una scomposizione in trasformazione: gli Otc dominano con il 51,3%, il parafarmaco ha il 22,4%, a ruota il settore cosmetico col 21,3 e il nutrizionale col 5,1. Ma a loro volta in flessione: il cosmetico ha avuto una battuta d’arresto del 2,1%, il nutrizionale del 2,5 e il parafarmaco dello 0,5. Solo gli Otc (Over the counter = sopra il banco, ndr)tengono il colpo, sebbene in territorio flat: +0,2% sul 2011. Ma con gli omeopatici che flettono del 2,4%, i farmaci senza obbligo di prescrizione che segnano -6,5 e quelli di automedicazione del 2,9%. A consentire di mantenere il segno positivo del mercato degli Otc sono gli “altri Otc non registrati” (+4,9%). Con i nutraceutici/integratori che registrano un trend positivo in crescita per valori e unità vendute.
Insomma, poche note liete. Perfino dal comparto igiene e bellezza della persona, che pure detiene una quota di mercato pari a 2 miliardi. Tradizionale «driver di fatturato» della farmacia-emporio, anche questa settore nel 2012 ha segnato una battuta d’arresto per valori (-2,1%) e per volumi (-3,4%). a dispetto dell’aumento del prezzo medio di vendita per confezione. Effetto crisi, risultato della congiuntura impossibile per molte famiglie. Bastano pochi esempi: i prodotti per l’igiene personale perdono il 2%, quelli per i denti il 3,7, l’area dermocosmesi scende dell1,5, quella degli “accessori” dell’1,9. E per i bimbi? Ne nascono meno, ma anche per la loro igiene in farmacia le mamme e i papà vanno molto meno (-4%) di prima. Per gli esperti è una questione di concorrenza. Si compra dove si risparmia.
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) – 11 aprile 2013