Danno all’erario per quasi 90rnila euro. “Una addetta ha pure ingoiato le fustelle all’arrivo dei carabinieri”. “Medicinali e presidi ospedalieri trovati in possesso a tre addetti al magazzino”
PERUGIA – Cateteri, pannolini, aspirine, cortisonici, flaconi di medicine per la gastrite. Si sarebbero appropriati di medicinali ospedalieri per quasi 40mila euro. Ad incastrarli intercettazioni telefoniche, telecamere e il tentativo di ingurgitare farmacie fustelle all’arrivo dei carabinieri che li coglievano con le mani nel sacco. Compariranno la prossima settimana per ora davanti ai giudici contabili tre folignati, due dipendenti dell’Asl 3 e un terzo addetto di una cooperativa di servizi, per presunto danno erariale causato dall’indebita appropriazione di specialità medicinali ad esclusivo uso ospedaliero. Nel 2008 l’allora dirigente dell’As13 Gigliola Rosignoli presenta denuncia contro ignoti: più precisamente, verificando gli ordinativi di merce inoltrati a due ditte farmaceutiche fornitrici, la direzione rileva la mancata evasione di due richieste emesse in data 26 maggio e 15 luglio (sono 50 pezzi di Emoclot e 100 pezzi Avonex). Le ditte farmaceutiche presentano copia dei documenti di trasporto e la dimostrazione della consegna effettuata. Partono gli accertamenti e il risultato porta al rinvio a giudizioinsede penale per i tre soggetti (assieme ad un quarto) per essersi appropriati, in qualità di incaricati di servizio pubblico (nelle diverse funzioni rivestite) dei farmaci. Ma la vicenda interessa anche alla Corte dei Conti per la presenza di una struttura sanitaria pubblica. Dagli accertamenti effettuati dai carabinieri del Nas emerge, scrive il vice procuratore generale Fernanda Fraioli, che “effettivamente risultavano mancanti dal magazzino le quantità di medicinali” in questione e “che i rituali documenti di trasporto erano stati sottoscritti in accettazione” dall’addetto alla ricezione merci “che successivamente ha omesso di custodirli non consegnandoli agli uffici competenti”. Proprio tale procedura, evidenzia il pm Fraioli, non ha consentito alla Asl di venire a conoscenza dell’awenuta consegna dei farmaci se non al momento della contestazione alle e dalle ditte fornitrici. Già nel sequestro del 15 ottobre 2008 emerge “l’awenuta appropriazione di numerose confezioni” da parte dell’addetto al magazzino. I117 gennaio 2009 medicinali e presidi ospedalieri vengono trovati in possesso della coordinatrice addetta al magazzino del servizio assistenza farmaceutica dell’ospedale. Nel corso delle perquisizione la donna ingurgita pure le fustelle (con la scritta confezione ospedaliera) di alcune delle confezioni di farmaco “nel tentativo – si legge nell’atto di citazione – di sottrarle ai militari intenti ad effettuare la ricerca”. In sua difesa la coordinatrice sostiene che i farmaci provengono dai pazienti e dai loro familiari quali residui delle cure effettuate. Ma per il pm non c’è prova di queste affermazioni: “La tipologia del farmaco rinvenuta esclude qualsivoglia credibilità alla tesi sostenuta non essendo medicamenti per gravi patologie specifiche che necessitano del mantenimento al di fuori della struttura ospedaliera”. Per il vice procuratore “emergono particolari che risultano di una intollerabile gravità in merito non soltanto al comportamento tenuto da alcuni dipendenti, ma anche più propriamente riguardo alla disinvolta gestione dei beni di proprietà pubblica di cui gli stessi sono detentori per esclusivo debito di servizio e che, al contrario, devono essere utilizzati all’insegna di ben precisi noti e vetusti criteri di diligenze e fedeltà professionale”. Per questo il pm chiede la condanna al risarcimento dell’intero danno causato all’amministrazio-ne sanitaria nella misura accertata e corrispondente ad 39.893,27 euro complessivi, “per la parte che ciascuno vi ha preso”. In merito alla ventilata sospensione della richiesta in attesa del giudizio in sede penale, il pm ha già espresso parere contrario.
2 maggio 2012