Oggetto della critica un servizio del TG1 andato in onda lo scorso 3 luglio riguardante i pericoli per la salute umana che possono derivare dalla abitudine di consumare pesce crudo. “Un pescivendolo non può parlare su base scientifica di Anisakiasi e conseguenti metodi di risanamento”.
“Siamo quello che mangiamo” scriveva tanti anni fa il filosofo tedesco Feuerbach, ma chi controlla cosa mangiamo? Donatella Loni, presidente dell’Ordine dei veterinari della Provincia di Roma ha attaccato un servizio televisivo mandato in onda nell’edizione del TG1 del 3 luglio delle ore 20,00 dove si argomentava sui pericoli per la salute umana che possono derivare dalla abitudine di consumare pesce crudo, interpellando pescivendoli, ristoratori e nutrizionisti. Il servizio, in particolare, puntava l’attenzione sulla marinatura dei pesci e su alcune spiacevoli sorprese che potrebbero essere causate da un parassita, Anisakis simplex, che si trova nelle loro carni.
“Non si capisce con quale base scientifica un pescivendolo possa parlare di Anisakiasi e conseguenti metodi di risanamento – ha sottolineato Loni – sarebbe come se si chiedesse ad un veterinario come si cucina il risotto alla crema di scampi piuttosto che l’insalata di gamberi alla catalana”.
Dunque a ciascuno il suo mestiere, se non altro perché, come ha sottolineato la presidente dell’Ordine dei veterinari della Provincia di Roma, “le informazioni divulgate attraverso i media raggiungono vaste fasce di popolazione e pertanto devono provenire da fonti qualificate, trattandosi di sicurezza alimentare e quindi della nostra salute”.
Loni, infine, ha voluto evideniare il dovere di “far sapere ai cittadini che sono proprio i veterinari a controllare quotidianamente tutti gli alimenti di origine animale, e che dunque i giornalisti, quando devono realizzare servizi che trattano di questa materia, dovrebbero rivolgersi all’Ordine dei medici veterinari”.
7 luglio 2012