Si cominciano a delineare i contorni della notizia sulla scoperta di un focolaio di peste suina in provincia di Pavia. Dalle prime informazioni risulta che nell’allevamento, dai primi di agosto, si era manifestata una mortalità anomala che ha portato al decesso, in modo progressivo, di un numero importante di animali. Abbiamo approfondito la vicenda con Marco Farioli, Dirigente Unità Organizzativa Veterinaria di Regione Lombardia.
Dottor Farioli, quali sono i numeri del focolaio scoperto a Zinasco (Pavia)?
I colleghi dell’Ats di Pavia hanno scoperto una mortalità importante che non era stata denunciata. Attualmente sono in corso delle indagini per stabilire le responsabilità. All’atto dell’ispezione dei giorni scorsi, gli animali presenti, in gran parte moribondi, erano circa 40. Tutti gli altri erano già deceduti o mandati a diversi macelli: approssimativamente circa 400 sono morti, mentre circa 600 capi sono stati inviati in strutture di trasformazione. Tutti i maiali macellati sono stati oggetto di rintraccio da parte di Ats, a meno che non fossero già stati consumati. Se l’emergenza fosse stata gestita in maniera corretta, avremmo impedito la probabile – non certa – diffusione della malattia in altri allevamenti.
Nell’allevamento oggi non ci sono più maiali?
Esatto. Non ci sono più capi da abbattere, ma resta il nodo di quelli che sono stati inviati ai macelli. Ci sono indagini in corso sia da parte della magistratura che delle autorità sanitarie, per capire le responsabilità dell’allevatore e del veterinario dell’azienda. Entrambi, lo ricordo, hanno l’obbligo di comunicare i decessi negli allevamenti. Sinceramente, a me dispiace che il comportamento di persone così abbia messo in crisi il Sistema Italia. Il risultato, infatti, è che i nostri prodotti vengono considerati non sicuri. Il focolaio si gestisce, dato che abbiamo gli strumenti e le capacità per farlo. Ma le conseguenze di atteggiamenti del genere sono gravi.
Quali sono le mosse future?
Stiamo cercando di capire come è arrivato il virus nell’allevamento, poi è in corso un lavoro di rintraccio delle carni uscite e anche dei possibili contatti che altri allevamenti possono aver avuto con l’azienda agricola: persone, mangimi, automezzi e altro. L’obiettivo è verificare che non ci siano ulteriori contagi. In tutta la Lombardia abbiamo dato l’ordine di controllare tutti gli animali in uscita da allevamenti. Devono essere visitati in modo rigoroso, solo se risultano sani possono essere spostati.