Il 23%, se avesse soldi da investire, vorrebbe prodotti finanziari Per la casa vota solo il 18%. A maggio 2012 era il contrario
Sempre cauti e poco illusi su un cambio di rotta dell’economia nei prossimi mesi. Sempre convinti che sia importante costruirsi un paracadute finanziario e, nel contempo, vittime di un inedito calo del desiderio verso il mattone, in cima alla lista dei sogni prima della crisi.
Confronto
Ecco la foto degli italiani con conto corrente nell’ultimo travagliato anno. L’Osservatorio Anima-Gfk Eurisko, nato con la rilevazione del maggio 2012, compie dodici mesi e permette di confrontare pessimismo e speranze delle famiglie. Lo studio, svolto sulla base di un sondaggio che coinvolge 550 cittadini «bancarizzati», mostra una tenuta di chi vorrebbe accumulare per il futuro (14%) e un sensibile aumento (27% rispetto al 22% del maggio 2012) di chi invece sarebbe intenzionato ad accumulare per far fronte ad emergenze e imprevisti.
Ed è in crescita (dal 68% di un anno fa al 75% di oggi) anche chi dichiara di realizzare l’obiettivo del paracadute fatto in casa tagliando le spese superflue, mentre la percentuale di chi si trova costretto a ridurre addirittura le spese importanti è quasi invariata (12-13%). Così come non sono cambiate molto le priorità ritenute fondamentali per la scelta dei prodotti su cui mettere i propri risparmi: protezione e rendimento garantito vincono a man bassa rispetto ai costi e al rendimento elevato.
«Una piccola rivoluzione si è invece verificata nella classifica dei desideri di investimento — spiega Pierluigi Giverso, direttore marketing di Anima sgr che segue lo studio fin dalla partenza —. Il mattone non è più il primo della lista. Oggi il 23% indica i prodotti finanziari come prima scelta se avesse liquidità da impiegare. Un anno fa fondi e titoli attraevano solo il 19% del campione». E, in modo quasi speculare, gli immobili hanno perso terreno: oggi solo il 18% li indica come investimento in cima alle preferenze, un anno fagli amanti erano il 25%. Purtroppo — fa notare ancora Giverso — la base del campione che si dichiara pronta a investire è diminuita in un anno di tre punti, dal 46% al 43%.
Motivi
Ma quali sono le motivazioni del crollo di popolarità del mattone? Le più probabili risiedono nelle cattive performance del comparto, che durante la crisi ha subito la battuta d’arresto delle quotazioni e, soprattutto, un progressivo congelamento del credito (avere un mutuo oggi è ben più difficile) e delle transazioni, afflitte da una distanza siderale di aspettative tra compratori e venditori. «Anche le tassazione può aver fatto la sua parte — dice Giverso —. Ad una specifica domanda sull’Imu ben l’85% del campione si è espresso a favore di una riforma dell’imposta». Più precisamente il 44% ritiene che la rivisitazione debba essere una delle priorità del governo, mentre il 40% ha una posizione più neutra, definendola «importante» ma non necessariamente meritevole di finire in cima al calendario degli impegni di Enrico Letta e dei suoi ministri. Un altro 10% non sa che dire, mentre una minoranza assoluta (6%) pensa che sia un’imposta necessaria e che non servano interventi legislativi per correggerla.
La fine del tunnel? Non si vede. Il 42% non si aspetta miglioramenti, solo il 18% pensa che invece staremo un po’ più tranquilli nei prossimi mesi.
10 giugno 2013