Il Parlamento europeo ha bocciato dopo dodici ore di negoziazioni il compromesso sui “nuovi alimenti” che avrebbe vietato l’utilizzo di animali clonati per preparazioni alimentari. Secondo la presidenza di turno ungherese, l’accordo avrebbe assicurato i più alti standard di sicurezza alimentare, grazie al divieto dell’uso di animali clonati e all’introduzione di una tracciabilità completa, oltre alla graduale introduzione di etichette informative per i consumatori. Ma la delegazione dell’europarlamento chiedeva di più, un vero e proprio “albero genealogico” per gli alimenti, e rispedisce al mittente la responsabilità del fallimento della conciliazione.
“E’ frustrante che il Consiglio europeo non ascolti l’opinione pubblica supportando iniziative urgenti per proteggere i consumatori e il benessere degli animali”, commentano il presidente della conciliazione, l’europarlamentare S&D Gianni Pittella e la relatrice Kartika Liotard. Secondo la presidenza ungherese con l’abbandono del tavolo da parte degli europarlamentari “tre anni di negoziati sono stati buttati dalla finestra”, mentre anche l’europarlamentare Ppe Licia Ronzulli, ritiene che “la miopia politica, gli interessi nazionali e quelli dei grossi gruppi industriali hanno prevalso sulla tutela dei diritti di oltre 500 milioni di cittadini europei” e “ora sarà necessario attendere almeno altri tre anni affinché possa essere adottata una nuova legislazione in materia”.
(AGI) – Bruxelles, 29 marzo 2011
Nessun accordo sulla carne clonata
Fallisce la trattativa tra Parlamento europeo e Consiglio dei Ministri dell’Unione per le modifiche alla legislazione sui nuovi alimenti, i cosiddetti Novel Foods.
“Un accordo capestro per i consumatori. Solo fumo negli occhi”. Sono queste le dure parole del Presidente della delegazione del Parlamento europeo Gianni Pittella durante la conferenza stampa a seguito del fallimento della trattativa con il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea per le modifiche alla legislazione sui nuovi alimenti, i cosiddetti “Novel Foods”. Le posizioni delle istituzioni comunitarie sulla questione dei cibi clonati sono apparse infatti ancora molto distanti, tanto che piuttosto che arrendersi alla proposta del Consiglio di etichettare gradualmente un unico tipo di prodotto, la carne fresca, il Parlamento ha preferito lasciar passare il messaggio per l’opinione pubblica europea che tutta la questione legata alla regolamentazione dei cibi derivanti da animali clonati rimane aperta e incerta, in attesa di una futura soluzione.
Anche etichettando la carne fresca, infatti, sarebbe rimasta una zona troppo grande di incertezza, secondo il parere del Parlamento, rappresentata tanto per fare un esempio dal latte e dai prodotti derivati, cosicché si chiedeva “l’etichettatura di tutti i cibi derivati da animali clonati”. Sono chiarissime le parole di Pittella e della relatrice per il Parlamento sulla legislazione sui nuovi alimenti Kartika Liotard: “Le misure che riguardano la prole degli animali clonati sono assolutamente indispensabili, poiché i cloni hanno un valore commerciale solo per l’allevamento, non per la produzione alimentare. Nessun agricoltore spenderebbe, infatti, 100.000 euro per un toro clonato, solo per farne hamburger”. Come considerare quindi la prole degli animali clonati? Come muoversi nel campo delle etichettature? È qui che non si è raggiunto alcun accordo.
Alle spalle dell’Europarlamento è forte il supporto dell’opinione pubblica europea, che è a stragrande maggioranza contraria alla clonazione per fini alimentari. Secondo gli studi dell’Eurobarometro si registra un forte scetticismo sugli effetti a lungo termine della clonazione (sottolineato dall’84% degli europei), mentre solo il 9% accetta incondizionatamente la clonazione a scopi alimentari e il 28% la accetta solo a determinate condizioni. Idee chiare, dimostrate anche nel segnalare come possa essere l’industria alimentare più di ogni altra a trarre benefici dalla clonazione a scopi alimentari, con l’86% delle risposte in questo senso. Più di otto europei su dieci (83%) in ogni caso affermano la necessità di un’etichettatura speciale se quei cibi dovessero finire sugli scaffali dei negozi alimentari.
“Ma abbiamo già carne e latte da animali clonati?” chiede senza avere una risposta diretta uno dei giornalisti presenti alla conferenza stampa al Parlamento europeo, esponendo l’interrogativo che più o meno tutti si staranno ponendo a questo punto. Difficile a dirsi, eppure allo stato attuale non esistono norme sulle importazioni che impongano di etichettare un alimento come derivato da progenie di animali clonati. In gioco ci sono certamente interessi grandissimi, i consumatori si aspetterebbero un’altrettanto grande trasparenza. Anche perché oltre alla questione della carne clonata, come ricordava sempre Gianni Pittella: “continuerà a non esserci nessuna regola specifica sull’uso dei nanomateriali nei prodotti alimentari”. Un’altra questione che appare fantascientifica e proiettata nel futuro solo all’apparenza, visto che fa già parte dell’attualità alimentare
lastampa.it – 29 marzo 2011