Prosegue la fase espansiva dell’export agroalimentare italiano. Secondo le proiezioni di Federalimentare sui dati Istat del commercio estero al primo trimestre, la crescita è valutata in un +8% a 7,7 miliardi. Un numero giudicato «oltre qualsiasi previsione» da Luigi Scordamaglia, presidente delle federazione delle industrie di trasformazione alimentare.
Nel dettaglio, invece, del periodo gennaio-febbraio, l’Italia consolida la quota sui mercati di Stati Uniti (+5,1%) e Francia (+4,5%). Performance migliori segnano Spagna (+15,7%) e Cina (+12,9%), ma la novità assoluta è la Russia che – nonostante l’embargo – totalizza un +50,4% nel primo bimestre con una proiezione del 45% sul trimestre. A questo riguardo Scordamaglia ricorda la visita della settimana scorsa del premier Paolo Gentiloni in Russia, per rimarcare ancora una volta la necessità di abolire le misure conseguenti allo scontro tra Russia e Ucraina. «Basta far pagare al settore alimentare italiano il prezzo di un sistema sanzionatorio inutile e controproducente – spiega il presidente di Federalimentare – che appare ancora più inaccettabile se si considera che, durante il periodo delle sanzioni, gli Usa hanno significativamente aumentato il loro business con la Federazione russa».
Rimanendo sulle aree geografiche di espansione dell’export italiano, significativi progressi sono messi a segno sui mercati del’Est europeo e del Medio oriente, anche se in cifre assolute i valori sono ancora ridotti. In questo contesto vanno registrati gli incrementi di Brasile (+63,1%), Romania (+28,4%), Ungheria (+25,8%), Portogallo (+25,7%) e Turchia (+19,6%). Sempre in valore, in valore l’incremento maggiore è totalizzato dall’Iran (+100%) con un totale di quattro milioni di euro. Può sembrare poco, ma per un mercato che comincia ora ad aprirsi all’occidente è sintomo di un buon piazzamento dell’industria italiana.
«La proiezione sul primo trimestre – dice ancora Scordamaglia – è un nuovo record dell’agroindustria italiana. Un risultato eccezionale che è frutto di un sistema Paese che finalmente funziona in maniera efficiente e coordinata. E questo accade anche grazie alle risorse messe in campo con il piano “Made in Italy”, alle azioni dell’Ice condotte in stretto coordinamento con Federalimentare e, non ultima, alla priorità data dal Governo al settore agroalimentare che cessa di essere nell’immaginario collettivo la cenerentola dell’economia, acquisendo a tutti gli effetti un ruolo di leadership nel rilancio del Paese».
A livello di settori merceologici, Federalimentare segnala che nel primo bimestre i risultati migliori vengono dal dolciario, dalle carni preparate, dal lattiero caseario, dalle acquaviti e dai liquori. Mantengono comunque solide posizioni il settore della pasta (350 milioni il valore dell’export), degli olii (325 milioni) dei vini, mosti e aceti (835 milioni).
«Da tempo sosteniamo che internazionalizzazione ed innovazione rappresentano l’arma vincente – ricorda Scordamaglia – per consolidare il primato mondiale del food and beverage italiano e i risultati dell’esportazione e del rilancio degli investimenti, con le misure di Industria 4.0 nel settore alimentare, lo confermano oltre qualsiasi previsione. Adesso bisogna insistere in questo senso anche prorogando le misure di Industria 4.0 per le quali le risorse vanno individuate ad ogni costo, tagliando la spesa improduttiva».
Il Sole 24 Ore – 23 maggio 2017