Si parte, 374 milioni di europei sono pronti a recarsi alle urne per il voto continentale più importante di sempre. In gioco la stessa identità dell’Unione, con lo scontro storico tra europeisti e sovranisti, tra sostenitori della democrazia liberale e chi invece la vorrebbe smantellare insieme alle istituzioni Ue. Ad aprire le danze, domani, gli olandesi, che potranno recarsi ai seggi dalle 7.30. Mezz’ora dopo apriranno i battenti per i britannici, con gli altri Paesi che seguiranno fino a domenica, giorno del voto in Italia, ultimo Paese a chiudere le urne alle 23. All’alba di lunedì sapremo qual è l’Europa del futuro e chi saranno i 751 deputati pronti a insediarsi il 2 luglio a Strasburgo (in caso di Brexit scenderanno a 705, con 27 seggi redistribuiti in modo proporzionale tra i partner Ue: 3 all’Italia, che passerebbe così da 73 a 76). In corsa le famiglie politiche del Continente, a partire dal Partito popolare europeo, destinato a perdere voti rispetto al 2014 ma a confermarsi partito di maggioranza relativa. Il centrodestra moderato, da noi Forza Italia, va forte in Germania, dove la Cdu di Merkel si giocherà la palma di prima forza di Strasburgo con la Lega di Salvini, e nell’Europa centro-orientale. Voti che serviranno a Manfred Weber, capolista del Ppe, a reclamare la presidenza della Commissione Ue nel dopo Juncker. Sempre che i leader glielo permetteranno, visto che i governi appaiono pronti ad affrontare Strasburgo e spazzare l’innovazione (democratica ma non vincolante) dei candidati di punta dei partiti politici Ue che premia il rapporto diretto con i cittadini e il ruolo dell’Europarlamento. Probabili secondi i Socialisti e Democratici (Pse) il cui portabandiera è Frans Timmermans, autore di una brillante campagna elettorale. Nel centrosinistra è il Pd ad aspirare al ruolo di primo partito. Buoni risultati sono attesi anche in Spagna, Portogallo e Austria.
Terza forza saranno i Liberali di Verhofstadt (Alde) sommati a Macron e Ciudadanos (in Italia + Europa). Per la prima volta Ppe e Pse da soli non avranno la maggioranza e per governare dovranno allearsi con i Liberali. Potrebbero venire cooptati anche i Verdi, in diversi Paesi – Germania, Belgio e Svezia pronti all’exploit e utili a rinforzare il fronte europeista di fronte all’opposizione dei sovranisti. E poi, appunto, ci sono loro, l’onda nera. I conservatori (Ecr) guidati dai Tories e dai polacchi di Kaczynski (in Italia Meloni e Fitto) andranno forte nell’Est, ma verranno superati dai sovranisti (Enf) di Salvini e Le Pen. Il cui sogno è saldarsi proprio con i cugini euroscettici in un gruppone nazionalista con l’obiettivo di tentare il Ppe ad un’alleanza di ultradestra per governare Strasburgo, spartirsi le cariche Ue e smantellare dall’interno l’Unione e con essa il modello liberale. Dipenderà dai numeri, ma il sogno ora sembra più complicato per via della sospensione del cavallo di Troia Orbàn dal Ppe e il crollo della “coalizione pilota” in Austria causa Ibiza-gate. Chi balla da solo è Di Maio, che in Europa non ha trovato alleati credi bili. Resta l’incognita Farage: con chi si alleerà l’uomo Brexit pronto al botto elettorale? Certo è che le urne faranno capire se il fronte europeista reggerà o se l’Europa virerà verso i sovranisti. E di conseguenza quali saranno le personalità chiamate a guidare le istituzioni Ue.
Repubblica