Caccia ai saldi ed alle vendite online, meno uscite fuori casa a partire dalla rinuncia a cinema e ristoranti, più trasporti pubblici per risparmiare benzina, un taglio anche alle spese mediche.
Queste le «vite low cost», degli italiani: « i consumi al tempo della crisi» descritti da un sondaggio nel rapporto Italia di Eurispes, Che rileva «una riduzione generalizzata di quasi tutti i tipi di spesa, indice di una condizione di sofferenza delle famiglie».
«Il 73,4% degli italiani nel corso dell’ultimo anno ha constatato una diminuzione del proprio potere d’acquisto», rileva Eurispes. Nell’ultimo anno «l’89,9% del campione ha ridotto le spese per i regali, l’88,5% ha acquistato più prodotti in saldo, l’86,7% ha ridotto le spese per i pasti fuori casa, l’85,5% ha cercato punti vendita più economici per l’acquisto di vestiti, l’84,8% ha ridotto le spese per viaggi e vacanze, allo stesso modo l’84,8% ha cambiato marca di un prodotto alimentare se più conveniente, l’83,5% ha ridotto le spese per il tempo libero, l’83,1% le spese per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria, l’81,9% quelle per gli articoli tecnologici».
Il 72,6% «ha cercato punti vendita più economici per l’acquisto di prodotti alimentari», percentuale che nel 2012 si era fermata ad «un ben più contenuto 52,1%. Molti acquistano prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali (58,4%). Ed oltre la metà del campione ha ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2%), ridotto le spese mediche (40,6%). Il 38,4%, si è rivolto al mercato dell’usato (solo il 21,5% un anno fa)».
Come cambia la vita quotidiana? «Nella quasi totalità dei casi le abitudini degli italiani si sono modificate limitando le uscite fuori casa (91,8%, in forte aumento rispetto al 73,1% registrato un anno fa)». Tra i dati rilevati da Eurispes, anche il «vertiginoso aumento il fenomeno dei compro oro», ai quali si è rivolto nel corso dell’ultimo anno «il 28,1% degli italiani», con «una vera e propria impennata» rispetto all’8,5% dell’anno prima. «Sono soprattutto le donne (31,6%) rispetto agli uomini (24,5%) a scegliere di vendere i propri preziosi». Di più al Sud.
In aumento «anche i lavori informali per arrotondare»: il 26,8% del campione ha svolto servizi presso conoscenti, dall’assistenza ad anziani, a artoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio. Mentre, quanto al rischio usura, il 14,4% ammette di «aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari».ù
Diminuisce il numero degli addetti alla ricerca in Italia e continua la costante “migrazione dei cervelli”. E la difficile situazione economica italiana non incentiva il ritorno degli studiosi nel Belpaese. Inoltre, rispetto al Prodotto interno lordo italiano, nel 2010 rimane invariata la percentuale di spesa per la ricerca e lo sviluppo, ancora ferma all’1,26%. Rapporto cita un’analisi condotta dall’Istat sull’inserimento professionale dei dottori di ricerca: tra coloro che hanno conseguito in Italia il titolo negli anni 2004-2006, oltre il 7% nel 2010 si è trasferito all’estero, mentre il 13% ha dichiarato di emigrare entro un anno (Istat, 2012).
Nonostante l’utilizzo sempre più diffuso e la consapevolezza sui pericoli del web i bambini e ragazzi italiani non sono controllati dai genitori. La denuncia emerge sempre dal Rapporto Italia dell’Eurispes. Solo un terzo dei genitori conosce le password dei propri figli in Rete (34,8%), un quarto (24,5%) può accedere alla loro posta elettronica e il 21,9% al profilo Facebook. Quanto al cellulare, un genitore su tre conosce il codice pin mentre il 15% sa sempre dove sono grazie ad un’app presente nel cellulare. Circa un bambino su cinque si è accorto che i genitori hanno spiato le loro mail, chat o sms. I controlli, spiega il rapporto, crescono quando i figli diventano adolescenti, pur restando ben al di sotto della metà del campione: «A ben il 46,8% degli adolescenti è capitato di accorgersi che i genitori erano alle loro spalle mentre utilizzava il pc – si legge – il 31,8% si è accorto che avevano letto i messaggi sul loro telefono, il 25,2% che avevano ascoltato le loro telefonate. Altri si sono accorti che i genitori erano entrati nel loro profilo Facebook/Twitter (19,6%), avevano letto le loro chat (15,4%), avevano letto la loro posta elettronica (15,3%)».
Giovedì 31 Gennaio 2013 – Il Messaggero