Il risultato va quindi letto in questi termini e cioè di un tempo supplementare per provare a costruire una maggioranza di paesi attorno all’ipotesi di un sistema alternativo. «Questa decisione – ha aggiunto ancora De Castro – non significa che la Commissione non possa riproporre lo stesso sistema. Ma non vederla nell’Agenda significa che fino all’estate 2023 non ci saranno altre proposte sul tavolo. Di fatto è un tema di cui si occuperanno la prossima Commissione e il prossimo Europarlamento visto che il 31 dicembre 2023 finisce il periodo di azione delle attuali istituzioni europee. Noi – ha aggiunto De Castro – non vogliamo un’etichetta nutrizionale che si ispiri al Nutriscore ma al sistema proposto dall’Italia e cioè il Nutrinform, un sistema che informa. In genere sono dell’idea che non ci sia bisogno di arrivare a un modello uguale per tutti. Ci sono troppe diversità culturali e di stili di vita per avere un unico modello che racchiuda il tutto».
Ma anche l’aspetto di un nuovo ampio tempo supplementare di discussione non è privo di effetti. Il Nutriscore infatti in questi anni al di là dell’Italia aveva accumulato anche altre critiche e contestazioni primo tra tutti il parere fornito dall’Efsa (l’autorità europea sulla sicurezza alimentare che ha sede a Parma) secondo cui il sistema Nutriscore «non assicura una corretta e soprattutto completa informazione ai consumatori».
Infine altro punto al centro delle contestazioni dell’Italia ma che nel tempo sta cominciando a raccogliere perplessità anche da parte di altri paesi è il meccanismo delle dosi, ovvero delle quantità di prodotti alimentari da prendere come riferimento. Il sistema Nutriscore, infatti, valuta la salubrità di ogni alimento sempre in rapporto a una dose di 100 grammi di prodotto senza tenere conto invece delle reali porzioni con le quali i diversi prodotti sono consumato. Il più volte sollevato dall’Italia è quello dell’olio d’oliva per il quale assumere 100 grammi potrebbe essere dannoso per la salute ma nella realtà nessun consumatore assume in un unico pasto un etto di olio d’oliva.
Tutti elementi che l’Italia potrà far valere sui tavoli Ue in maniera più efficace ora che sa di avere a disposizione più di un anno di tempo.