«Gentile contribuente…». È così che inizia la lettera dell’Agenzia delle Entrate arrivata in questi giorni a molti contribuenti e che altri devono ancora ricevere. È la comunicazione che dà il via all’operazione «nuovo redditometro», l’intervento di controllo dell’evasione definita «spudorata» da Attilio Befera, al vertice del Fisco. Quell’evasione insomma dove c’è una capacità di spesa altissima e redditi dichiarati che invece sono da miseria. La differenza deve essere superiore al 20% ma, da quanto si è capito, in questo primo esordio del nuovo redditometro il gap considerato sarà anche più alto.
La lettera contiene un «invito al contraddittorio», dove il Fisco chiede al contribuente di giustificare la differenza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute in base all’anno di imposta 2009. Spese tutte elencate in un allegato alla lettera.
Sotto la lente finiscono così case, auto costose, polizze e spese per consumi di lusso. In tutto oltre 100 voci. A far scattare le sirene del Fisco sarà, per esempio, l’iscrizione alla palestra esclusiva o quella al club riservato ma anche la barca di extra-lusso di chi dichiara un reddito molto basso.
«Come assicurato dalla stessa Agenzia delle Entrate a gennaio, i soggetti selezionati saranno soltanto i veri evasori e quindi i finti poveri», tranquillizza Fabrizio Iacuitto, partner dello studio romano Di Tanno e Associati.
Le strade per difendersi
Vie di uscita ce ne sono. A patto che davvero ci siano le carte che attestano redditi congruenti. Il primo passo, vale a dire il contraddittorio, è obbligatorio. Dunque il contribuente deve presentarsi all’appuntamento indicato nella lettera (ha la possibilità tuttavia di posticiparlo di 15 giorni dalla data di ricevimento della missiva) e chiarire le incongruenze (anche verbalmente). Naturalmente si tratta di presentare passaggi verificabili e tracciabili. «Il contribuente può provare, per esempio, che le spese sono state sostenute con redditi esenti o redditi soggetti a imposizione sostitutiva o comunque non soggetti a dichiarazione – spiega Iacuitto -. Come pure può dimostrare che talune spese sono state sostenute da altri soggetti o familiari». Nel caso ci sia stato un aiuto di terzi bisogna però conservare ed esibire copia degli assegni circolari emessi ai venditori e gli estratti conto di coloro a cui si imputa la spesa. Un percorso a ostacoli, insomma, che potrebbe evitare, a chi ne ha titolo, di ricevere un vero e proprio accertamento.
In tal modo il contribuente potrà limare fino alla soglia del 20% il rapporto tra le spese effettivamente sostenute e quelle dichiarate.
L’immobile che fa saltare i conti
I casi di incongruenza spiegabile non sono pochi. Ad esempio, la spesa più corposa per molti, quella per l’acquisto della casa, potrebbe essere a rischio. Questa singola operazione fatta magari con i risparmi accumulati per una vita intera potrebbe far saltare tutti i parametri. Cambia, infatti, il reddito presunto attribuito al contribuente.
Come vanno fatti i calcoli? Per gli immobili si prende l’incremento patrimoniale, vale a dire la spesa per la casa, a cui si sottrae l’ammontare totale del mutuo ed eventuali disinvestimenti fatti anche negli anni passati. Per esempio, se un contribuente nel corso del 2013 ha acquistato un’abitazione pagandola 400 mila euro e questo acquisto è stato fatto tramite la cessione della precedente abitazione (nel 2012 per 150 mila euro) e tramite un mutuo da 200 mila euro (a fronte del quale nel 2013 il contribuente ha pagato rate per 4 mila euro), il reddito presunto attribuito nel 2013 per l’acquisto dell’abitazione sarà quindi pari a 54 mila euro (400 mila meno 200 mila meno 150.000 più 4 mila).
Rimane comunque ferma la possibilità di dimostrare ad esempio che l’immobile è stato acquistato con una provvista realizzata anche in epoca più remota rispetto ai quattro anni precedenti l’acquisto effettuato nell’anno di riferimento. Ma anche redditi esenti (come borse di studio), redditi assoggettati a tassazione alla fonte con ritenuta, o ancora che le spese sono state sostenute in virtù di smobilizzi patrimoniali come la vendita di un immobile, servono a dimostrare di non essere evasori.
La Stampa – 19 maggio 2014