In generale la mortalità nella popolazione +65 anni è stata inferiore all’atteso nel mese di luglio, mentre l’ondata di agosto (periodo 31 luglio-10 agosto, con picchi di temperatura massima compresi tra 38-41°C) ha fatto registrare effetti sulla mortalità contenuti e limitati solo a poche città del centro sud, dove l’esposizione è stata particolarmente intensa. IL RAPPORTO.
L’estate 2017 è stata a livello nazionale la seconda più calda mai registrata dal 1800, seconda solo a quella del 2003, in particolare per quanto riguardo le temperature del mese di agosto.
I risultati dell’ondata di caldo che ha colpito l’Italia sono stati rilevati dal ministero della Salute e documentati nel “Piano operativo nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute – Risultati dei Sistemi di allarme (HHWWS) e del Sistema di Sorveglianza della Mortalità Giornaliera (SiSMG) e degli accessi in pronto soccorso” per il 2017.
L’estate 2017 ha fatto registrare un’esposizione elevata nella maggior parte delle città italiane, che ha determinato però un impatto contenuto sulla mortalità della popolazione di età 65 anni e oltre.
Il fenomeno osservato ha diverse spiegazioni; da una parte le caratteristiche delle ondate di calore, caratterizzate da elevate temperature ma da bassi valori di umidità, che hanno determinato per la popolazione un disagio bioclimatico di minore intensità rispetto all’esposizione in altri anni ad elevato rischio, dall’altra l’elevata mortalità nell’inverno precedente che potrebbe aver ridotto l’impatto delle elevate temperature per un effetto di “harvesting”.
In generale la mortalità nella popolazione +65 anni è stata inferiore all’atteso nel mese di luglio, mentre l’ondata di agosto (periodo 31 luglio-10 agosto, con picchi di temperatura massima compresi tra 38-41°C) ha fatto registrare effetti sulla mortalità contenuti e limitati solo a poche città del centro sud, dove l’esposizione è stata particolarmente intensa.
Anche se caratterizzata da elevata esposizione, comunque, l’estate 2017 non ha fatto registrare un impatto significativo sulla salute della popolazione in termini di incrementi della mortalità e degli accessi in pronto soccorso, come evidenziano i risultati del sistema di monitoraggio della mortalità giornaliera (SiSMG) e del sistema di sorveglianza delle strutture sentinella per gli accessi in pronto soccorso.
Per quanto riguarda i rischi per la salute l’estate passata, a differenza di altri anni con elevati livelli di esposizione, è stata caratterizzata da condizioni di caldo secco, temperature molto elevate accompagnate da bassi livelli di umidità.
Complessivamente, il numero di giorni di allarme nel corso dell’estate è stato mediamente alto, ma inferiore ai giorni a rischio osservati nel 2012 e nel 2015, in particolare nelle città del nord e del centro. Questo proprio perché nei sistemi di allarme città-specifici i livelli soglia di rischio si basano sia sui livelli di temperatura massima che sui livelli di dew point.
Nel corso dell’estate i sistemi di allarme delle città hanno previsto giorni a rischio a partire da fine maggio, tra il 12-17 giugno e tra il 20-30 giugno, quando si è verificata la prima ondata di calore con livelli di rischio elevati in gran parte delle città e con valori di Tappmax compresi tra 32- 36°C.
Questa prima ondata di calore è stata tuttavia di breve durata ed ha interessato prevalentemente le città del centro-sud con 4-7 giorni a rischio.
Nel mese di luglio, è da evidenziare un nuovo innalzamento delle temperature tra il 6-13 luglio, di media intensità con livelli 2 e 3 registrati in diverse città del nord e del centro. L’ondata di calore di più forte intensità della stagione estiva si è verificata tra la fine di luglio e la prima metà di agosto ed ha interessato gran parte del territorio nazionale.
I dati di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG) evidenziano l’anomalia dell’estate 2017: in molte città infatti la mortalità osservata è stata al di sotto dei valori di riferimento medi del periodo. L’eccesso a maggio si registra in tutte le classi di età (65+, 65-74, 75-84, 85+), mentre durante l’ondata di calore di agosto l’eccesso è presente solo nella classe di età 85+.
Tra le città senza sistema HHWW un eccesso si è rilevato a Trento, Taranto e Catanzaro. – La curva della relazione dose-risposta temperatura-mortalità stimata in 27 città evidenzia nell’estate 2017 una pendenza inferiore a quella del 2015 e del periodo di riferimento (anni 2010-2014) per tutto il range delle temperature osservate.
Un’eccezione a questo andamento si osserva in corrispondenza delle temperature più estreme, intorno ai 40°C, quando il rischio del 2017 e del riferimento sono confrontabili.
È importante notare che nel mese di gennaio 2017 il tasso di mortalità è il più elevato dei cinque anni precedenti, fenomeno attribuibile soprattutto all’elevata mortalità nella fascia molto anziana (età 85+). L’eccesso di mortalità invernale è stato descritto nel rapporto sulla stagione invernale 2016/20171 ed è stato attribuito sia alle caratteristiche dell’epidemia influenzale 20172 che agli effetti dell’ondata di freddo.
A Bologna, Venezia, Roma e Palermo si evidenziano incrementi degli accessi in pronto soccorso in concomitanza o con alcuni giorni di latenza rispetto ai picchi di temperatura associati all’ondata di calore di agosto.
Complessivamente, l’analisi per classi di età evidenzia incrementi nel mese di agosto probabilmente da attribuire all’ondata di calore solo a Venezia, nella classe 0-14 anni, e a Verona, nella classe 15-64 anni. Gli incrementi osservati a maggio a Genova e Palermo (nelle classi di età 15-64 e 65+ anni) non sembrano essere correlati con le temperature.
È tuttavia da rilevare che in alcune strutture ospedaliere la registrazione dei dati avviene in modo discontinuo durante i mesi estivi e quindi in futuro dovrà essere migliorata la rilevazione per poter utilizzare i dati ai fini della sorveglianza. Si sottolinea infine che, rispetto al SiSMG, il sistema delle strutture sentinella è rilevante per la sorveglianza degli effetti delle ondate di calore nella popolazione più giovane ed in particolare in quella infantile.
Quotidiano sanità – 4 novembre 2017