L’agenda del governo non cambia sulla spinosa questione degli esodati, vale a dire quei lavoratori che prima del varo della riforma delle pensioni hanno sottoscritto accordi individuali o collettivi di mobilità o uscita incentivata dall’azienda e che, maturando quest’anno i requisiti di pensionamento, si trovano virtualmente senza più lavoro né pensione certa negli anni a venire.
Il tavolo tecnico per verificare la platea dei beneficiari – ben più ampia dei 65mila previsti nel Dl ‘Salva Italia’ dopo gli interventi introdotti con il decreto legge “milleproroghe” – continua e oggi la riunione tecnica tra ministero del Lavoro, Inps e Ragioneria dello Stato. Il tavolo fornirà al Ministro del Lavoro entro 7 giorni le indicazioni utili a emanare il previsto decreto Interministeriale entro il 30 giugno.
Elsa Fornero ha assicurato l’impegno a trovare una soluzione equa entro quella data, prevista dalla legge per il varo del decreto interministeriale che attiva la norma di salvaguardia. L’attesa diffusa è che la platea sarà tale da imporre un decreto legge per garantire le maggiori coperture. Ed è assai probabile che, a quel punto, in un solo veicolo normativo vengano fissati anche i requisiti per definire il diritto al pensionamento con le vecchie regole.
Ieri sul tema esodati è tornato il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, che due giorni fa aveva dovuto incassare una presa di distanza del ministro Fornero rispetto a una sua considerazione secondo la quale se ai lavoratori interessati non venisse assicurata la pensione gli stessi potrebbero tornare in azienda. Polillo ha precisato l’impegno del governo, puntualizzando che «nel frattempo coloro che sono in esodo e hanno ottenuto scivoli dalle aziende non stanno in mezzo a una strada, hanno uno stipendio e man mano che scadranno queste convenzioni opereremo per cercare di reinserirli nel mondo produttivo». Al fondo resta l’individuazione delle risorse da destinare all’esteso perimetro dei soggetti individuati dalla norma. «Se dovessimo risolvere oggi il problema bisognerebbe aumentare il deficit in una misura che non possiamo mantenerci», spiega ancora Polillo. «Ma se invece lo diluiamo nel tempo, senza togliere nulla a nessuno, si possono trovare soluzioni alternative per risolvere il problema». Dunque «non c’è nulla di drammatico», si tratta solo di «una tempesta in un bicchier d’acqua». Di ben altro segno, tuttavia, è molta parte delle reazioni registrate ieri fuori e dentro le forze politiche che sostengono l’esecutivo Monti. «Meno battute e più fatti» chiede il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che della questione ha parlato direttamente con il ministro Fornero. Nel Pd, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini lancia invece l’appello per una soluzione di «buon senso» fra i partiti della maggioranza da proporre al governo.
Dal fronte produttivo si fa sentire anche Emma Marcegaglia. A preoccupare la leader degli industriali («è un problema molto serio») sono le eventuali ricadute per le imprese: su di esse, infatti, c’è il rischio che venga scaricato il peso dei maggiori costi qualora il governo non riuscisse a trovare una via d’uscita entro il termine stabilito. Perciò, taglia corto Marcegaglia, «se c’è un problema di questo tipo, lo Stato deve farvi fronte».
3 aprile 2012 – Il Sole 24 Ore