Il governo apre sull’ottava ed ultima salvaguardia per i lavoratori “esodati”. L’operazione sarebbe sostanzialmente a “costo zero” per le finanze pubbliche, considerando che sono stati stanziati 11,6 miliardi per salvaguardare poco più di 172mila lavoratori – ai quali applicare le regole pensionistiche ante legge Fornero -, ma ad oggi sono state accolte 128mila certificazioni (106 mila lavoratori sono già andati in pensione, 22mila sono stati certificati e avranno la pensione).
La conferma del possibile intervento arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini: «C’è un confronto aperto e saranno monitorate le risorse del fondo per poi essere reinvestite su quelle platee – ha detto ai microfoni di Radio Anch’io -. Nella legge di Bilancio si tireranno le fila e senz’altro ci sarà un intervento che usa le risorse che ci sono per andare incontro a quelle platee». I primi approfondimenti, ha aggiunto Nannicini, «ci dicono che ci sono delle risorse, ma prima di fare promesse serve capire la platea aggiuntiva». Palazzo Chigi e il Mef stanno dunque valutando di autorizzare un nuova spesa, attingendo alle risorse fin qui non utilizzate. Si ragiona su un range che oscillerebbe tra i 22.500 e i 25mila lavoratori da coinvolgere in quella che si profila come l’ultima salvaguardia.
I “salvaguardati” sono lavoratori che avevano raggiunto accordi con l’azienda per lasciare il proprio lavoro in anticipo, ma che per effetto dell’innalzamento dei requisiti pensionistici, stabilito dalla riforma della fine 2011, rischiavano di trovarsi senza pensione, senza stipendio, o senza alcun ammortizzatore sociale. Le sette salvaguardie varate finora hanno consentito a questi lavoratori di accedere alla pensione secondo le regole in vigore prima della riforma del ministro Fornero.
Il pressing al governo arriva non solo dai sindacati, ma anche dal Parlamento. In commissione Lavoro alla Camera è depositato un Ddl a firma Damiano-Gnecchi per il via libera all’ottava salvaguardia: «Per chiudere definitivamente il cerchio bisogna includere almeno altri 25mila lavoratori – sostiene il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd)-. Non chiediamo né un numero, né un euro in più di quanto è già stato stanziato. Rispetto ai 172mila previsti, si arriverebbe a circa 155mila lavoratori salvaguardati, con un avanzo di 17mila posizioni e il risparmio di 1 miliardo sulla spesa preventivata». La proposta Damiano-Gnecchi riguarda i lavoratori in mobilità con accordi precedenti al 31 dicembre 2011, che maturino i requisiti previdenziali ante-Fornero entro 36 mesi, ed una platea di lavoratori (prosecutori volontari della contribuzione, lavoratori in congedo per assistere disabili) che maturano i requisiti entro 24 mesi. «Lo schema utilizzato finora di proroga di un anno della scadenza non funziona – aggiunge Damiano -. Questa deve essere l’ultima salvaguardia. E deve far parte del pacchetto sulle pensioni definito con i sindacati, come chiesto da Cgil, Cisl e Uil».
All’indomani del verbale siglato dai sindacati con il governo sulle pensioni, Nannicini avverte, che per l’anticipo pensionistico (Ape) «il costo per chi esce volontariamente è più basso rispetto a quello che circola». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ricorda che il confronto con il sindacato continua: «Non abbiamo risolto alcuni problemi come quelli dei giovani che hanno carriere discontinue e come gestire in futuro il problema delle rivalutazioni».
Giorgio Pogliotti – Il Sole 24 Ore – 30 settembre 2016