65.000? 130.000? 350.000? In attesa di sapere il numero reale ecco un’altra categoria di esodati. Costretti ad accettare l’incentivo all’esodo, con le nuove regole anche i dirigenti si ritrovano a dover rifare i conti.
I DIRIGENTI – Sono tra i mille e i duemila i dirigenti esodati che con le nuove regole si ritroveranno con un buco di 4-5 anni prima di arrivare alla pensione. Come gli esodati dipendenti, anche i dirigenti sono stati incentivati a lasciare il proprio posto di lavoro, ricevendo le mensilità corrispondenti al periodo che mancava alla pensione. Il signor Costa, dirigente Telecom, dal primo gennaio del 2012 riceverà comunque lo stipendio di 3.000 euro per 42 mesi. Il problema è che per altrettanti 57 mesi sarà senza stipendio.
GLI ACCORDI SINGOLI – Nel decreto Salva Italia gli accordi singoli, come quelli di questi dirigenti, ma anche dei dipendenti delle Poste, non erano stati presi in considerazione. Poi con il mille proroghe ne hanno salvati circa il 40%. I dirigenti si sono costituiti in comitato, chiedono di non essere trattati come cittadini di serie B e, come tutti gli altri esodati, esigono che tutti coloro che hanno perso il lavoro, sottoscrivendo accordi ufficiali individuali o collettivi prima del 4.12.2011, vadano salvaguardati applicando le vecchie regole pensionistiche. Insomma, anche i dirigenti piangono.
Potrebbero, a differenza dei semplici dipendenti, con la loro professionalità, cercare un lavoro, ma oggi in piena crisi a 58 – 60 anni è difficile anche per chi ha esperienze dirigenziali in settori come le telecomunicazioni. Del resto, la loro non è stata una scelta, ma sono stati costretti ad accettare l’incentivo all’esodo proprio perché l’azienda li ha messi in queste condizioni.
bernardo.iovene@reportime.it – 2 maggio 2012