Lunedì prossimo i ministri della Salute Ue si riuniranno a Lussemburgo per confrontarsi sulle strategie da mettere in campo contro la diffusione del batterio E.coli. Per mercoledì, invece, il ministro Fazio ha annunciato una riunione con gli assessori regionali alla Sanità per fare il punto sulla situazione. «In Italia si può mangiare come sempre verdura e frutta cruda dopo averla lavata». Lo afferma una nota del ministero della Salute che fa il punto sui casi di infezione da batterio E.Coli in Europa. Infatti, «non è giustificato l’allarmismo verso il consumo in Italia di ortaggi crudi, visto anche che le indagini di laboratorio non hanno supportato l’ipotesi dei vegetali contaminati quale fonte di infezione».
La nota precisa che «sinora non c’è stato alcun caso di infezione nel nostro Paese» e «solo chi deve recarsi nel Nord della Germania eviti di mangiare frutta e verdura cruda e non beva acqua di rubinetto». «Abbiamo allertato le Regioni, le strutture sanitarie e gli uffici sanitari alle frontiere, responsabili dei controlli sulle importazioni alimentari» e «abbiamo un efficiente sistema di sorveglianza sindromica, in grado di segnalare e curare tempestivamente eventuali casi».
E nonostante sia stata segnalata la presenza di un batterio di E.coli produttore di tossine su un salame di cervo prodotto in Italia, sul quale si sta procedendo ad effettuare le necessarie indagini, secondo il ministero «qualsiasi correlazione con l’epidemia nella zona di Amburgo è comunque altamente improbabile sia per la tipologia del prodotto, sia per la zona di provenienza» che nella «quasi totalità dei casi è circoscritta alla zona di Amburgo».
Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, invita quindi gli italiani a «non cambiare le proprie abitudini alimentari» ma semplicemente seguire le «normali norme igieniche già ampiamente pubblicizzate: lavare le mani, la frutta e la verdura prima di mangiarla».
Il piano dell’Istituto superiore di sanità
l’Istituto Superiore di Sanità, sede del Laboratorio Europeo di Riferimento per l’Escherichia coli in campo veterinario, concordemente con il Ministero della Salute e su richiesta della Direzione Generale di Sanità Pubblica della Commissione Europea (DG Sanco) è pienamente coinvolto nelle indagini sull’epidemia.
In particolare, è stato rapidamente messo a punto un metodo specifico per la ricerca del ceppo epidemico VTEC O104:H4 negli alimenti, metodo distribuito ai Laboratori Nazionali di Riferimento degli Stati Membri e, a livello nazionale, agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che in Italia svolgono la maggior parte dei controlli ufficiali sugli alimenti.
Le analisi condotte in ISS sui campioni di cetrioli dei lotti incriminati, su richiesta della DG SANCO, hanno chiarito inoltre, definitivamente, che non erano contaminati dal ceppo epidemico VTEC O104:H4 e quindi non erano fonte d’infezione.
Il laboratorio dell’ISS, insieme al Laboratorio di Riferimento Europeo per il settore medico a Copenaghen, ha anche analizzato i caratteri di patogenicità del batterio responsabile del focolaio epidemico in Germania, stabilendo che si tratta di una variante rispetto quelli classici associati alla SEU (Sindrome Emolitico Uremica) soprattutto nei bambini.
Le analisi, condotte consentono di definire meglio la natura di questo ceppo che non può essere considerato un “mutante”, ossia un batterio con un gene modificato, ma piuttosto un ceppo originato dall’acquisizione di nuovi geni per meccanismi di ricombinazione naturale frequenti tra i batteri.
Le analisi effettuate mostrano che il ceppo epidemico possiede un sistema di adesione alla mucosa intestinale diverso da quello dei classici ceppi VTEC associati alla SEU Uremica e simile invece a quello caratteristico di un altro gruppo di E.coli capace di provocare gastroenterite: gli E.coli entero-aggregativi. Questa combinazione non usuale di caratteri di virulenza (produzione di Verocitotossina e adesione entero-aggregativa), potrebbe essere la spiegazione della particolare aggressività di questo ceppo e della sua capacità di provocare la SEU negli adulti, una sindrome che, con gli altri VTEC, si manifesta solitamente nei bambini di età inferiore a 5 anni. In passato, l’unica segnalazione di un ceppo simile, ma di diverso sierotipo, è stata effettuata proprio dai laboratori dell’ISS e si riferiva a una piccola epidemia di SEU in Francia.
Regole da seguire per una corretta igiene alimentare:
.Non è giustificato l’allarmismo verso il consumo di ortaggi, soprattutto quelli prodotti in Italia, visto anche che le indagini di laboratorio non hanno supportato l’ipotesi dei vegetali contaminati quale fonte di infezione.
.Le consuete norme igieniche per la sicurezza alimentare sono sufficienti a evitare infezioni: lavarsi frequentemente le mani dopo aver maneggiato alimenti, lavare a fondo le verdure, evitare il consumo di carne cruda, lavare bene coltelli, taglieri e altri utensili usati per la preparazione dei cibi, evitare di utilizzare senza lavare lo stesso tagliere e/o utensile per più alimenti e lavare bene le mani prima di manipolare i cibi e dopo aver usato la toilette.
.Le persone che hanno recentemente soggiornato in Germania devono prestare attenzione alla comparsa di sintomi gastroenterici e nel caso di diarrea emorragica di rivolgersi al proprio medico.
Antibiotici e E.Coli
.E’ inutile, ingiustificata e spesso dannosa, l’assuzione di antibiotici per via preventiva. Il ceppo in questione, inoltre, si è dimostrato resistente a diversi di questi farmaci. In particolare la terapia antibiotica è sconsigliata o addirittura controindicata poiché potrebbe favorire il rilascio della tossina con peggioramento delle manifestazioni cliniche.
.In relazione al ceppo analizzato, Il fatto che il ceppo epidemico sia resistente a molti antibiotici non costituisce un fattore di rischio: per questa particolare infezione, infatti, la terapia antibiotica non è consigliata e, anzi, può risultare controproducente, causando un aumento del rilascio della tossina nel lume intestinale da parte dei batteri uccisi dall’antibiotico, con conseguente aumento della concentrazione di tossina nel sangue e aumento del danno renale”.
Che cos’è. Le infezioni da E. coli produttore di verocitotossina (VTEC/STEC/EHEC)
.I ceppi di E.coli produttori di verocitotossina o Shiga-tossina (VTEC oppure STEC) sono patogeni enterici che producono una potente tossina responsabile di gravi forme morbose nell’uomo. Esistono numerosi sierotipi VTEC, individuati attraverso gli antigeni somatico O e flagellare H. Sebbene si conoscano oltre 100 sierotipi VTEC, solo alcuni sono stati associati frequentemente a malattia grave nell’uomo sono. Tra questi, il più noto e diffuso è il sierogruppo O157 seguito da O26, O145, O111, O121, O103. Tali sierogruppi sono generalmente caratterizzati dalla presenza di fattori di virulenza aggiuntivi alla VT, in particolare la capacità di aderire e colonizzare la mucosa intestinale (gene eae) e vengono chiamati entero-emorragici (EHEC) in relazione alla malattia clinica che causano nell’uomo.
.La manifestazione clinica associata ad infezione da VTEC varia dalla diarrea acquosa, alla colite emorragica e alla Sindrome Emolitico Uremica (SEU). Quest’ultima è la manifestazione più grave delle infezioni da VTEC e colpisce soprattutto i bambini. È generalmente legata agli stipiti VTEC produttori di vero tossina di tipo 2 (portatori del gene vtx2).
.La SEU rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita. È caratterizzata da anemia emolitica, piastrinopenia e insufficienza renale acuta di grado variabile, sino alla necessita di trattamento dialitico sostitutivo. Il 25% – 30% dei pazienti colpiti da SEU può essere interessato da complicazioni neurologiche. Nella fase acuta, la SEU può essere fatale nel 3-5% dei casi ed una percentuale simile può sviluppare insufficienza renale cronica.
L’Epidemiologia
Le infezioni da ceppi di E. coli enteroemorragici produttori di verocitotossina costituiscono problema di sanità pubblica in tutto il mondo industrializzato. Negli USA, si stima che questi batteri causino circa 100.000 infezione e 90 decessi ogni anno.
Questi microrganismi sono stati implicati in gravi epidemie di origine alimentare in Nord America, Europa, Australia e Giappone. Tutti questi episodi epidemici hanno coinvolto un gran numero di persone con un pesante impatto sull’opinione pubblica e hanno visto implicati carni poco cotte, latte non pastorizzato e vegetali da consumare crudi, come germogli, lattuga, spinaci.
In Europa, la più alta incidenza di infezione da E.coli O157 si registra in Gran Bretagna, con importanti epidemie quale quella verificatasi in Scozia nel 1996, con circa 500 casi e 20 decessi in maggioranza tra soggetti anziani. In Europa continentale le infezioni causate da EHEC appartenenti a sierogruppi diversi dall’O157, definiti nel loro insieme “non-O157”, sembrano essere più frequenti che in Gran Bretagna e Nord America. Inoltre la frequenza di episodi epidemici e gli studi epidemiologici sull’incidenza della sindrome emolitico uremica (SEU), la manifestazione clinica più grave e caratteristica delle infezioni da EHEC, suggeriscono l’esistenza di una diversa distribuzione geografica, con un’incidenza delle infezioni più alta nell’Europa centrale rispetto ai paesi Scandinavi e al bacino del Mediterraneo. Più scarse sono le informazioni disponibili sulla situazione in Europa orientale.
Nell’Unione Europea, nel 2008, un totale di 3.159 notifiche di infezione da VTEC e 146 casi di SEU sono stati segnalati Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) e inclusi nella relazione congiunta EFSA-ECDC sulle zoonosi. Tuttavia queste cifre potrebbero rappresentare una sottostima della vera incidenza, in quanto in molti paesi dell’UE non vi è l’obbligo di notifica della SEU e la diagnosi di laboratorio delle infezioni è problematica. Pertanto, la reale incidenza della SEU così come il numero di infezioni da VTEC può essere sottostimato, e il reale peso delle malattie correlate ai VTEC rimane ancora sconosciuto.?
testo liberamente tratto da quotidianosanita.it e sanita.ilsole24ore.com
3 giugno 2011