La Regione coordina e finanzia le operazioni. Le Provincie danno attuazione alle disposizioni regionali, con controlli e formazione. I Comuni stabiliscono piani locali, contando gli animali catturati o abbattuti. I Consorzi di bonifica smaltiscono le carcasse, tramite interramento e altre forme autorizzate dalla normativa. Sono queste le competenze stabilite dal regolamento di applicazione della legge regionale sul contrasto alle nutrie, approvato ieri dalla terza commissione consigliare della Regione.
«In seguito all’approvazione della legge numero 15, avvenuta nel maggio scorso», spiega il presidente della commissione, Sergio Berlato, «la Giunta regionale ha stabilito un regolamento attuativo che ora la commissione ha modificato in alcune parti, vincolando l’esecutivo ad accogliere tali cambiamenti». Con il passaggio di ieri, insomma, di fatto il regolamento è definito. «A questo punto, per consentire l’attuazione, è necessaria solo la presa d’atto finale dell’esecutivo», conferma Berlato. E quanto mai interessante andare a scoprire quali siano i contenuti del testo che detta i modi con cui verrà portata avanti l’azione di «eradicazione» dei roditori che sono considerati un flagello per l’agricoltura e la sicurezza idraulica, a causa del loro nutrirsi di prodotti dell’agricoltura e del loro vivere in tane scavate negli argini dei corsi d’acqua. Le regole regionali spiegano che a combattere le nutrie possono essere, oltre alle guardie venatorie provinciali, anche i proprietari dei fondi agricoli e le guardie forestali e comunali, purché muniti di licenza di caccia e assicurazione, e i cacciatori autorizzati dalle Provincie, dopo una specifica attività formativa. La Regione intende avvalersi della collaborazione sia delle associazioni di categoria del mondo agricolo sia degli ambiti territoriali di caccia. Quanto ai metodi da utilizzare per attuare il piano di eradicazione, è vietato l’uso di veleni, anche di quelli specifici per i roditori, e di altri metodi che potrebbero colpire anche altre specie animali.
Secondo la Regione il metodo preferenziale da adottare è quello della cattura con gabbie-trappola, «perché può essere esercitato in tutti i periodi dell’anno e in tutti i territori». Alla cattura deve seguire la «soppressione con metodo eutanasico», cioè un’uccisione veloce, evitando inutili sofferenze all’animale. Ma come? Sparandogli un colpo mortale, essenzialmente. In verità si fa accenno anche a «mezzi chimici», ma non è specificato quali, e come semmai si userebbero. Nel Veronese le varie realtà amministrative coinvolte nell’azione di sterminio delle nutrie hanno già iniziato a confrontarsi per portare avanti per prima l’altra forma di lotta prevista dalla Regione. Quella dell’eabbattimento diretto con arma da fuoco, che può essere realizzata solo da persone che indossano giubbini speciali che le rendano riconoscibili: ma non è stato definito come le casacche dovrebbero essere e chi le dovrà fornire. Si intende avviare l’attività nel novembre prossimo – per sfruttare la vegetazione più scarsa – e portarla avanti nelle ore notturne, contando così di colpire il maggior numero possibile di roditori.
L’attività di cattura o caccia può essere autorizzata in ogni periodo dell’anno, anche nelle aree protette, pur rispettando in questo caso particolari cautele: qui si potranno collocare le gabbie per la cattura, ma le uccisioni dovranno avvenire al di fuori. «A questo punto i tempi per il via libera alle operazioni risultano davvero molto contenuti», conclude Berlato. Il quale ricorda che ci sono anche le dotazioni finanziarie volte a sostenere la fase di avvio dell’attività, visto che la legge regionale ha previsto uno stanziamento iniziale per la lotta alle nutrie di 250mila euro.
L’Arena – 14 settembre 2016