Il Dolomiti. I focolai più numerosi sono quelli in allevamenti di tacchini, ma riguardano anche polli e galline. L’Ulss9 ha stilato un vademecum da seguire per ridurre la circolazione del virus. Caon chiede l’intervento del Governo
Una sessantina di focolai in tutta Italia la gran parte concentrati in provincia di Verona. Pare inarrestabile l’epidemia di influenza aviaria che sta colpendo il territorio scaligero. Il virus del sottotipo H5N1 si sta estendendo e in tre giorni i focolai sono più che raddoppiati secondo il quadro dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e sono già svariate centinaia di migliaia gli animali abbattuti. I focolai più numerosi sono quelli in allevamenti di tacchini, ma sono stati contagiati anche polli e galline.
Si segnalano anche rari casi di animali selvatici trovati morti a causa del virus. Per fronteggiare il problema le istituzioni veterinarie hanno chiesto l’aiuto dell’esercito che si sta occupando della disinfestazione delle aree che hanno fatto registrare i focolai. Il Ministero della Salute ha introdotto poi una serie di misure di prevenzione che arrivano al divieto di utilizzo di volatili come richiami vivi nelle battute di caccia. L’Ulss9 ha anche realizzato un volantino che funge da vademecum da seguire per ridurre la circolazione del virus.
”I virus dell’influenza aviaria – spiega l’Iss -, di solito, non infettano gli esseri umani, tuttavia, sono stati segnalati rari casi di infezione nell’uomo. La fonte di contagio per gli esseri umani è costituita da volatili infetti che possono trasmettere il virus attraverso la saliva, il muco e le feci. Il virus, infatti, può infettare le persone attraverso gocce disperse nell’aria, mediante polveri inalate (respirate), oppure contaminando oggetti o superfici che possono venire a contatto con le mani e causare il contagio qualora fossero portate alla bocca, agli occhi o al naso. Le infezioni nell’uomo si sono verificate a causa del contatto, senza opportune protezioni (guanti, mascherina…), con volatili infetti o superfici contaminate”. Il rischio, dunque, di passaggio animale-uomo è molto basso e i danni sono essenzialmente di natura economica.
Per questo il deputato di Forza Italia Roberto Caon ha chiesto l’intervento del Governo. Il deputato chiede ”un’ampia zona di protezione con l’obbligo di tenere i volatili in strutture chiuse, occuparsi della rimozione in sicurezza degli animali morti e della disinfezione di tutto quanto possa far circolare il virus. Ma serve subito un coordinamento tecnico e soluzioni che che sappiano prevenire il contagio, evitando di arrivare all’abbattimento di massa dei capi. Gli allevatori non possono essere lasciati soli in questa lotta contro il virus. Servono risorse per riparare i danni più evidenti, quelli causati dagli abbattimenti, ma le misure per garantire la biosicurezza sono causa di ulteriori perdite economiche ingenti. E al Governo – conclude Caon – ho chiesto di farsi carico anche delle perdite dovute ai mancati o ritardati accasamenti, ai costi per pulizie disinfezioni, quelli derivanti dalla distruzione della pollina, quelli per la destinazione alternative delle uova, o la distruzione delle uova da cova oltre alla perdita di produzione”.