Dal 1 Gennaio 2013 sono già saliti a 15 i casi di HAV (Hepatitis A virus) riscontrati in Germania, Olanda e Polonia. Quel che è più preoccupante è che tutti i soggetti affetti avevano soggiornato per un periodo nel Nord Italia, nelle province autonome di Trento e Bolzano, luoghi in cui avrebbero contratto il virus.
Parallelamente il Ministero della Salute ha lanciato l’allarme anche per noi perché l‘Italia ha visto un aumento delle infezioni da HAV (+70%) nel periodo tra marzo e maggio rispetto allo stesso periodo del 2012 tra le 16 regioni che hanno trasmesso i dati. Poiché nessuno dei soggetti ha sperimentato un soggiorno fuori l’Unione Europea durante il periodo di esposizione è probabile che sia un’infezione che si estenda a diversi stati membri ma che origini da un singolo stato membro e l’allerta è elevatissima in tutto il continente.
Le indagini epidemiologiche hanno individuato i frutti di bosco congelati come fonte dell’infezione e si sospetta una probabile provenienza extra UE. Dalle indagini si è rivelato che gli infetti avevano in comune il passato consumo del prodotto e inoltre a casa di uno di residenti delle zone di origine del focolaio è stato trovato l’alimento contaminato. Secondo le attuali informazioni, è probabile che ulteriori casi saranno riscontrati in Europa. L’ECDC (Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) invita pertanto tutti gli Stati membri a diramare un’allerta e ad attuare una sorveglianza epidemiologica, soprattutto per i soggetti che hanno fatto viaggi nelle aree sospette al fine di poter prontamente individuare le connessioni con le aree a rischio; In Italia sono attivi il Ministero della Salute e l’ISS per raccogliere le segnalazioni.
Nel frattempo un’altra epidemia di HAV è sotto osservazione in quattro stati nordici in viaggiatori di ritorno dall’Egitto, è sospetta un’infezione alimentare ma, al momento, nessun alimento è sotto accusa e attualmente, non ci sono evidenze di una connessione tra i due avvenimenti.
Il virus dell’Epatite A è altamente contagioso, con un periodo di incubazione che va dai 28 ai 30 giorni e può essere trasmesso attraverso acqua contaminata, alimenti e principalmente in via oro-fecale. I sintomi nell’adulto sono febbre, dolore addominale ma quello più importante e grave è l’ittero, mentre nei bambini può decorrere in maniera asintomatica. L’infezione non cronicizza e raramente ha un decorso fulminante. Il virus è molto resistente a qualsiasi trattamento di conservazione degli alimenti come l’acidificazione e il congelamento. Secondo un’analisi di Coldiretti, in Italia sono aumentate dell’8% le importazioni dei frutti di bosco congelati dai paesi extracomunitari sotto accusa in questo momento per i crescenti casi di Epatite A i quali, sino ad ora avevano visto solo un declino e l’allarme incute ulteriori preoccupazioni sul tema della sicurezza alimentare delle produzioni provenienti da questi Stati. In totale nel 2012 sono stati oltre 12, 8 milioni i chili di frutti di bosco congelati importati da quelle regioni. Attendiamo ulteriori conferme del caso ma è un evento che richiede le dovute riflessioni. Per le malattie a trasmissione alimentare con tempi di incubazione così lunghi, accorgersi del problema non è semplice e si rischia di diramare l’allerta troppo tardi, quando oramai il contagio si estende a livello transnazionale e quando le indagini diventano oltremodo complicate perché il prodotto oramai ha raggiunto ampie porzioni dei mercati. I controlli dei prodotti in entrata negli stati membri devono essere accurati e il campionamento quanto più rigoroso possibile soprattutto per questi tipi di agenti contaminanti biologici. Inoltre, ancora una volta il numero elevato di manipolazioni del prodotto soprattutto freschi e le scarse condizioni igieniche accrescono i rischi di contaminazione e mettono in serio pericolo la salute dei consumatori.
Sicurezza alimentare-Coldiretti – www.sicurezzaalimentare.it – 6 giugno 2013