PFBS è un PFAS a quattro atomi di carbonio che è stato sviluppato come sostituto dell’acido perfluorottano sulfonico (PFOS), una sostanza chimica che è stata volontariamente eliminata dal principale produttore statunitense 3M entro il 2002 e di fatto oggi non più utilizzato in Europa, fatti salvi alcuni usi essenziali. Il PFBS è stato identificato nell’ambiente e nei prodotti di consumo, comprese le acque di superficie, acque reflue, acqua potabile, polvere, detergenti per moquette e tappeti e cera per pavimenti. Il PFBS è persistente nell’ambiente e mobile nelle acque sotterranee e superficiali. EFSA nella sua opinione di un anno fa non aveva ritenuto “consolidate” le evidenze tossicologiche per derivare un valore guida per la salute umana per il PFBS: infatti aveva incluso solo 4 composti PFHxS (C6) , PFOS, PFOA (C8), e PFNA (C9) ritenuti equivalenti nella tossicità sul sistema immunitario, quale interferenza nella sieroconversione vaccinale.
A differenza di EFSA, che in via preferenziale ritiene di derivare livelli guida tossicologici da gruppi di popolazione umana esposti, L’US-EPA ha seguito le linee guida generali per la valutazione del rischio stabilite dal Consiglio nazionale delle ricerche USA per quanto riguarda studi di tossicità su modelli animali (ratto e topo), da cui derivare i punti di partenza tossicologici (POD) considerati per la derivazione delle cosiddette dosi di riferimento (RfD). Coerentemente con le raccomandazioni presentate nelle linee guida, l’EPA ha considerato e applicato i fattori di incertezza ai POD selezionati per affrontare, ove applicabile, la variabilità intraspecie, la variabilità interspecie, le carenze nel database, l’estrapolazione dai LOAEL ai NOAEL e l’estrapolazione dei dati di studio ad una durata di esposizione cronica per sviluppare i valori di tossicità.
Il documento, in fase di bozza, è stato poi sottoposto a revisione interna e esterna: i commenti di peer review esterni e le risposte dell’EPA possono essere visualizzati qui
Gli esiti sulla salute valutati negli studi disponibili includevano effetti sulla tiroide, sugli organi e sui tessuti riproduttivi, sullo sviluppo, sul fegato, sui lipidi e sulle lipoproteine e sui reni in seguito all’esposizione orale a PFBS. Sulla base delle informazioni relative ai diversi sessi, fasi della vita e durata dell’esposizione, la tiroide sembra essere particolarmente sensibile all’esposizione orale al PFBS.
Lo studio principale scelto per determinare le Dosi di riferimento per tossicità subcronica e cronica a PFBS e il suo sale di potassio è lo studio sull’esposizione gestazionale orale nei topi (Feng et al, 2017) e l’effetto sulla tiroide (diminuzione della tiroxina totale sierica, T4) nella prole neonatale. Utilizzando il documento di orientamento tecnico sulla dose di riferimento dell’EPA (2012), è stato utilizzato il Benchmark dose level (BMDL) per modellizzare empiricamente la relazione dose-risposta nell’intervallo di dati osservati. Inoltre, esistono dati tossicocinetici per PFBS in specie animali rilevanti (cioè ratti e topi) e nell’uomo, in modo tale che può essere utilizzato un approccio di aggiustamento basato sui dati per stimare il fattore di aggiustamento dosimetrico (DAF).
Nella tabella, si evidenzia il confronto tra i livelli guida per la salute per proposti da US-EPA per il PFBS vs PFOS e PFOA per scenari di tossicità cronica.
In modo interessante, la interferenza sulla funzionalità tiroidea era stata valutata per il PFBS dall’ Istituto di Sanità Olandese RIVM nel 2018 e inserita in una proposta in un discorso di tossicità cumulativa di vari PFAS.
Questo, nell’ottica di raggruppare tutti i PFAS in una unica classe di molecole da sostituire prioritariamente.
Dai dati dell’Arpa veneto 2020-2021, il PFBS risulta ancora presente nelle acque sotterranee e risorgive di numerosi comuni, con livelli superiori ai 1000 ng/L a Montecchio, Trissino, Lonigo, Creazzo, Vicenza, e Sarego (qui con punte fino a 5000 ng/L) . Si ricorda che le acque sotterranee secondo la legislazione italiana per legge devono rispondere ai requisiti delle acque potabili.
Storicamente, il PFBS risulta essere stato prodotto da Miteni in quantità tra le 50 e 90 tonnellate/anno (somma di prodotto grezzo e tecnico) dal 2002 al 2016, proprio in sostituzione del PFOS. Parimenti, la presenza di PFBS risulta in corpi idrici non connessi con l’acquifero indifferenziato di Trissino, ad indicare il suo utilizzo in alcune attività manufatturiere come prodotto. Di fatto la produzione Miteni è storicamente stata funzionale alle industrie manufatturiere che utilizzano PFAS nei loro processi produttivi.