Con 384 sì e 185 no, l’Aula della Camera ha votato a favore della fiducia posta dal governo sul decreto enti locali, approvato la scorsa settimana dal Senato, sempre con la fiducia. Nel tardo pomeriggio, dopo l’esame degli ordini del giorno, il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto:?nel voto finale, Montecitorio si è espresso con 295 favorevoli, 129 contrari e nessun astenuto. «Chi sostiene che vogliamo smontare la sanità pubblica, che è una delle migliori al mondo, racconta la bufala dell’estate». Lo dichiara Federico Gelli, responsabile sanità del Pd. Parere favorevole del Governo all’Odg Calabrò per rivedere il riparto Fsn: «Il Governo si è impegnato con il parlamento. Finalmente più equità per il Sud», commenta il deputato Ncd. Il Dl 78/2015 recepisce l’intesa con le Regioni per tagli da 2,35 miliardi di euro alla spesa sanitaria, che andranno dai 385 milioni della Lombardia agli appena 500mila euro della Campania.
Tagli rigorosamente lineari – l’accetta scatta in percentuale sul Fondo sanitario – da centrare seguendo le direttrici disegnate dal Patto per la salute. Tagli che la ministra della Salute Beatrice Lorenzin continua a definire «risparmi» e che non smettono di far discutere. La linea di Lorenzin è quella dell’Economia. In Aula a Montecitorio, in sede di replica nel corso della discussione sul decreto, il sottosegretario Paolo Baretta ha precisato che sulla sanità «non si tratta di tagli ma di non erogazione di cifre previste». Insomma: «Sicuramente non c’è una lira in più rispetto all’anno scorso, ma sicuramente non ci sono soldi in meno». E tutto è frutto dell’accordo con le Regioni.
Sì all’Odg su nuovi criteri di riparto Fsn
Va segnalato anche il voto favorevole del Governo all’ordine del giorno sul Dl Enti Locali riguardante i criteri di riparto del Fondo Sanitario nazionale, che ha come primo firmatario Raffaele Calabrò, capogruppo di Ncd-Ap in Commissione Affari Sociali. Per il deputato, «Si riaprono i giochi sul riparto del Fsn e per la sanità meridionale si intravede la concreta speranza che i fondi destinati agli ospedali e alle Asl del Sud siano finalmente distribuiti secondo equità e non più secondo anzianità della popolazione. Il voto favorevole del Governo all’ordine del giorno sul decreto Enti Locali con il quale si chiede di prevedere la possibilità di ritornare ai criteri previsti, e mai attuati, dalla legge 662/96, così come sancito nella Legge di Stabilità 190/2014, è un’iniezione di speranza».
SANITÀ, DA BENI E SERVIZI LA METÀ DEI TAGLI
di Roberto Turno, Il Sole 24 Ore. La stangata sull’acquisto di beni e servizi e dispositivi medici che da soli, con 1,33 miliardi, contribuiranno per più della metà dei risparmi totali messi in cantiere quest’anno. La stretta per 180 prestazioni di specialistica ambulatoriale (su 1.700) che non saranno più concesse a man bassa: tac, risonanze magnetiche agli arti e alla colonna, test di colesterolo e trigliceridi ripetibili solo ogni cinque anni in assenza di fattori di rischio documentati, medicina nucleare, dialisi, test di genetica e allergologici, prestazioni di odontoiatria. E poi la minaccia, chissà quanto applicabile, di decurtazioni premiali ai medici dipendenti del Ssn e a quelli convenzionati. Un nuovo Prontuario farmaceutico con la riduzione depotenziata del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale. Anche un colpo d’accetta sui ricoveri di riabilitazione con la decurtazione dell’1% del tetto di assistenza specialistica ambulatoriale con gli erogatori privati accreditati. Dopo quello del Senato, cinque giorni dopo è arrivato ieri anche il secondo e definitivo voto di fiducia(364 sì, 185 no) per il decreto enti locali con i tagli incorporati per 2,35 miliardi alla spesa sanitaria per quest’anno. Il decreto 78 è legge e così anche la manovra 2015 per la sanità – frutto amaro dei tagli per 4 miliardi alle regioni assestati dal Governo con la legge di Stabilità 2015 – possono ora partire definitivamente.
Anche se le regioni, a saldi invariati, potranno eventualmente decidere di usare altre leve per tenere a bada i conti oltre le misure che il decreto indica. Come del resto alcune in questi mesi hanno fatto, evitando di addossare tutta la manovra in soli cinque mesi dell’anno. Una debolezza di questa manovra che si aggiunge ad altre incognite, del resto. A partire dall’effettiva realizzabilità dei tagli su beni e servizi e dispositivi, sui quali – aldilà dei rischi di tenuta del sistema industriale dei dispositivi – pende la spada di Damocle della rinegoziazione dei contratti in essere, prevedibile oggetto di una catena di ricorsi amministrativi.
Dubbi che troveranno presto risposta. E che torneranno a imporsi quando il Governo calerà l’asso della legge di Stabilità 2016. Perché quello sarà il vero punto d’arrivo, e di valutazione, della direzione di marcia che il Governo deciderà di intraprendere per governare la barca della salute pubblica.
A quel punto, al netto della valanga di polemiche di queste settimane, sarà possibile quantificare l’effettiva portata dei tagli al settore sul piatto, quanto basterà la spending per poter insistere nell’affermazione che «non sono tagli ai servizi, ma risparmi su spese improduttive». E quanta e quale quota dei risparmi il Governo intenderà reinvestire nel Ssn. La partita sul 2016 del resto è già aperta al tavolo della prossima manovra di finanza pubblica anche alla “voce sanità”, con l’Economia che gradirebbe conservare in cassa non meno di altri 2 miliardi per il 2016. La legge di Stabilità, insomma, sarà il vero banco di prova. Preceduta a settembre dal decreto sull’appropriatezza delle prestazioni e dagli esiti del tavolo sulla farmaceutica su tetti e pay back. La farmaceutica, del resto, è già ascritta ufficialmente tra i capitoli che faranno parte della prossima manovra di finanza pubblica.
Nella serata di ieri la ministra Lorenzin in un incontro («molto costruttivo») con i sindacati ha cercato di rassicurare i medici. Negando l’esistenza di tagli indiscriminati sulle prestazioni («puntiamo sul buon senso, non a fare gli sceriffi»), confermando che il decreto sull’«appropriatezza» vedrà la luce dopo un confronto con loro e con le società scientifiche. Aggiungendo che con la Stabilità ci sarà il testo sulla responsabilità professionale della “sua” commissione sia per il civile che per il penale e la rivalsa. La ministra tranquillizza e nega di avere intenzione di mettere mano a tagli, ma solo di voler fare tabula rasa degli sprechi.
Parole che ai sindacati non bastano di sicuro. Aspettano al varco la manovra 2016, non accettano di essere “taglieggiati” per le prestazioni inappropriate e rilanciano anzi sul contratto. Posizione rilanciata sia da Massimo Cozza della Cgil sia da Carlo Palermo per l’Anaao. Per Lorenzin la sfida è aperta. E intanto la ministra rilancia per parte sua con l’operazione trasparenza sulle nuove regole per la scelta dei manager inserite nella legge di riforma della Pa approvate proprio ieri: basta con l’invadenza della politica, giura. Si vedrà.
Ecco in estrema sintesi le norme principali per la sanità
– Razionalizzazione 2,3 mld: Nessun taglio assicurano Governo e relatrice del provvedimento: solo una ‘razionalizzazione’ da 2,3 miliardi già decisa dalla conferenza Stato-Regioni ai primi di luglio.
– Assunzioni Aifa: 240 nuove assunzioni per l’Aifa nei prossimi tre anni.
– Obolo Giubileo per pellegrini: Una sorta di “polizza Giubileo” da 50 euro che, sottoscritta dai pellegrini stranieri garantirà l’assistenza sanitaria pubblica senza altri costi.
– Assunzioni Giubileo: Per garantire l’ordine è autorizzata l’assunzione di 1.050 poliziotti, 1.050 carabinieri e 400 finanzieri e 250 vigili del fuoco.
– B&S Regioni rinegoziano contratti: I contratti per le forniture sanitarie vengono rinegoziati dalle regioni. Obiettivo è ridurre la spesa. Se non si raggiunge un accordo con i fornitori si potrà recedere dal contratto.
– Fatture al Mef: Le fatture per le forniture sanitarie dovranno essere trasmesse al Mef ed al ministero della Salute che predisporrà un Osservatorio nazionale sui prezzi dei dispositivi medici.
– Aziende a rischio se si sfora: L’eventuale superamento del tetto di spesa sanitaria regionale sarà posto a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici per una quota complessiva pari al 40% nel 2015, al 45% nel 2016 e al 50% decorrere dal 2017.
– Prezzo farmaci: Entro il 30 settembre 2015, l’Aifa conclude le procedure di rinegoziazione con le aziende farmaceutiche per la riduzione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale.
– Stop a prestazioni inappropriate: Meno analisi, risonanze e affini. Il decreto prevede che siano individuate “le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”. Viceversa il costo è a totale carico dell’assistito.
– Sanzioni antispreco: Se il medico convenzionato con il servizio sanitario fa prescrizioni inappropriate rischia una riduzione del trattamento economico accessorio.
– Medici potranno giustificare: Il medico potrà evitare le sanzioni sul salario accessorio in caso di prescrizioni inappropriate motivando le proprie decisioni.
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Il Sole 24 Ore sanità – 5 agosto 2015