Con una decisione che l’Ente Nazionale Protezione Animali non esita a definire incomprensibile, 96 cani sequestrati ad un allevamento abusivo bolognese nel novembre 2012 – nel giro di soli due mesi l’Enpa riuscì a dare in affidamento ben 84 animali – potrebbero presto tornare nelle mani di loro aguzzini.
Queste le conseguenze del dissequestro disposto dal magistrato che si sta occupando del caso. «Ma ancora più incomprensibile – spiega la Protezione Animali – è il fatto che tale decisione sia stata presa nonostante vada avanti il processo per il reato di maltrattamento a carico dell’imputato. Quest’anno la Procura di Bologna ha già emesso altri provvedimenti simili.»
Il dissequestro potrebbe produrre conseguenze gravissime per gli animali, provocando loro grande sofferenza. Sofferenza che si andrebbe ad aggiungere a quella già patita e dalla quale sono stati sottratti, proprio grazie all’intervento dell’Autorità. «E’ inaccettabile che i cani vengano restituiti a chi, violando la legge, ha dimostrato di non sapere o di non volere prendersi cura di loro – prosegue l’Enpa -. Ed è inammissibile che gli animali, che finalmente hanno avuto modo di conoscere una vita degna di questo nome, vengano strappati alle loro famiglie. Famiglie con cui hanno stretti vincoli di amicizia ed alle quali sono legati da un profondo affetto.»
D’altro canto, riesce anche difficile immaginare come sia possibile bussare, ad una ad una, alle case degli affidatari pretendendo la restituzione dei poveri cani e supponendo che gli affidatari stessi siano disposti a separarsi dai loro “amici”. Una operazione, questa, decisamente strampalata, che potrebbe impegnare per settimane le forze di polizia in un ingrato compito. E che avrebbe dunque una pesante ricaduta economica.
«Nel giro di soli sessanta giorni, grazie al tam tam sulla rete, alla mobilitazione dei volontari, alla sensibilità dei bolognesi, siamo riuscita a sistemare a costo zero 84 animali – aggiunge l’Enpa -: alle autorità ed alle istituzioni locali non abbiamo chiesto neanche un centesimo. E adesso si vorrebbero impegnare ingenti risorse umane e materiali per distruggere questo lavoro per tornare allo status quo ante. Questo proprio non riusciamo a capirlo.»
Naturalmente l’Enpa, che ribadisce con fermezza il proprio no al dissequestro, sta studiando le opportune contromisure legali per scongiurare una tale ipotesi.
Fonte: Enpa – 12 ottobre 2013