Tutti assolti: l’ex amministratore delegato di Eni ed Enel Paolo Scaroni, il suo predecessore in Enel Franco Tatò e il suo successore Fulvio Conti. La Corte d’appello di Venezia ha ribaltato la sentenza di condanna di primo grado e ha giudicato i vecchi vertici del colosso pubblico dell’energia non responsabili di «presunto disastro ambientale».
Il motivo è un po’ nella formula assolutoria: il fatto non sussiste. Cioè, per i giudici di secondo grado non solo non c’è stato il disastro ambientale provocato dalle emissioni della Centrale termoelettrica di Porto Tolle, imputazione caduta già in primo grado, ma neppure il pericolo del disastro, per il quale il Tribunale aveva condannato nel marzo 2014 Scaroni e Tatò a tre anni di reclusione con interdizione di cinque anni dai pubblici uffici. Conti, che era stato assolto, aveva comunque fatto ricorso per ottenere la formula assolutoria piena e in ogni caso contro di lui si era mossa anche la procura di Rovigo, a questo punto sconfitta su tutta la linea.
«Sono sempre stato certo e convinto della correttezza dell’operato del dottor Scaroni», ha commentato con soddisfazione l’avvocato Enrico De Castiglione ricordando che nell’ottobre del 2014, in seguito alla sentenza di primo grado, il suo cliente si era dimesso dal consiglio di amministrazione di Generali. Oggi vicepresidente di banca Rothschild, Scaroni deve comunque fare i conti due procedimenti penali in corso a Milano per corruzione internazionale.
A Venezia la Corte d’appello ha naturalmente deciso di cancellare i risarcimenti alle parti civili. Fra le altre i ministeri dell’Ambiente e della Salute e alcune associazioni ambientaliste. «No comment», ha tagliato corto l’avvocato Matteo Cerutti, loro difensore. In sostanza, dal processo per la centrale di Porto Tolle è emerso che non c’è stato alcun rischio per la salute della popolazione.
Andrea Pasqualetto – Il Corriere della Sera – 19 gennaio 2017