Dieci milioni di euro per “ricerche urgenti” che aiutino ad arginare il virus Zika e indaghino sul legame tra l’infezione e le microcefalia infantile. Sono i fondi sbloccati ieri dalla Commissione Europea per arginare quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già definito «emergenza internazionale». Sì, perché mentre già due case farmaceutiche, la francese Sanofi Pasteur e l’indiana Biotech International dicono di aver sviluppato i primi prototipi di virus, saperne di più sul virus diventa essenziale.
Soprattutto dopo che ieri è arrivata la conferma che che le organizzazioni sanitarie di tutto il mondo temevano: Zika si trasmette anche per via sessuale. Ad affermarlo è l’americano Cdc- Centers for disease control and prevention, il centro per la prevenzione delle epidemie. Che cita il caso di un paziente di Dallas — di cui non ha rivelato né il nome né il sesso — risultato positivo al virus dopo aver avuto rapporti col partner appena rientrato dal Venezuela.
Si tratta del primo caso accertato di trasmissione sessuale di Zika da quando la recente epidemia si è scatenata. Ma già da tempo si sospettava che in rare occasioni, la malattia potesse trasmettersi per via sessuale. In passato c’erano stati altri due casi certi di contagio sessuale: quello del microbiologo americano Brian Foy che dopo aver contratto Zika durante un viaggio in Senegal nel 2008 contagiò la moglie al suo ritorno. E quello di un polinesiano che, durante l’epidemia di Tahiti del 2013, pur negativo all’esame del sangue, aveva tracce del virus nel liquido seminale e nelle urine.
«Zika resiste nel sangue una settimana» ha spiegato alla Cnn il direttore del Cdc, Tom Frieden. «Quanto resista nel liquido seminale va ancora studiato. Per ora il vettore principale del contagio restano le zanzare Aedes aegypti ». Anche se i casi di trasmissione sessuale sono ancora pochi, la questione della protezione dei partner di chi è esposto all’epidemia, si fa dunque sempre più importante. Il dottor Frieden non ha dubbi: «il preservativo resta la miglior barriera contro le malattie sessualmente trasmissibili». E infatti il Cdc sta lavorando a linee guida per affrontare l’eventualità. In America Latina questo però pone nuovi dilemmi etici e pratici. Il diffondersi di Zika ha già rilanciato il dibattito sull’aborto, che in Brasile è illegale e punito con il carcere. Tanto che proprio ieri gli attivisti hanno chiesto di portare la questione davanti alla Corte Suprema. L’uso del preservativo rischia di sollevare nuove perplessità. Nonostante le sollecitazioni dell’organizzazione panamericana della sanità, racconta El Pais, in molti paesi latinoamericani mancano programmi di contraccezione. Rendendo difficile fermare un’eventuale diffusione di Zika.
Repubblica – 4 febbraio 2016